«Davvero tante lacrime ci sono in questo Natale insieme alle lacrime di Gesù Bambino».
E con questa considerazione, nel messaggio natalizio Urbi et Orbi pronunciato dalla loggia centrale di San Pietro dinanzi a oltre 80 mila fedeli, papa Francesco ha voluto rivolgere il suo pensiero «a tutti i bambini, oggi uccisi e maltrattati, sia quelli prima di vede la luce, privati dell'amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell'egoismo di una cultura che non ama la vita, sia quei bambini sfollati a motivo delle guerre e delle persecuzioni, abusati e sfruttati sotto i nostri occhi e il nostro silenzio complice».
E ai bambini, ha proseguito, «massacrati sotto i bombardamenti anche là dove il figlio di Dio è nato». «Ancora oggi - ha rimarcato Bergoglio - il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode, sopra il loro sangue campeggia oggi l'ombra degli attuali Erode».
Bergoglio ha chiesto quindi pace per «tutto il Medio Oriente», a partire dalla Terra Santa, «sostenendo gli sforzi di coloro che si impegnano fattivamente per il dialogo fra Israeliani e Palestinesi». E ha pregato per «quanti soffrono in Ucraina», augurando «a quell'amata terra di superare le tensioni, vincere l'odio e la violenza e intraprendere un nuovo cammino di fraternità e riconciliazione. L'auspicio di pace ha riguardato quindi la Nigeria, »dove altro sangue viene versato e troppe persone sono ingiustamente sottratte ai propri affetti e tenute in ostaggio o massacrate«, e gli altri Paesi in conflitto in Africa, come Libia, Sud Sudan, Repubblica Centroafricana, varie regioni della Repubblica Democratica del Congo: «chiedo a quanti hanno responsabilità politiche di impegnarsi attraverso il dialogo a superare i contrasti e a costruire una duratura convivenza fraterna».
Il Papa ha chiesto salvezza per »i troppi fanciulli vittime di violenza, fatti oggetto di mercimonio e della tratta delle persone, oppure costretti a diventare soldati«. E non ha mancato di invocare «conforto alle famiglie dei bambini uccisi in Pakistan la settimana scorsa». La sua vicinanza è andata poi «a quanti soffrono per le malattie, in particolare alle vittime dell'epidemia di Ebola, soprattutto in Liberia, in Sierra Leone e in Guinea».
«Mentre di cuore ringrazio quanti si stanno adoperando coraggiosamente per assistere i malati ed i loro familiari - ha detto -, rinnovo un pressante invito ad assicurare l'assistenza e le terapie necessarie». Pensando infine ai tanti che soffrono «guerre, persecuzioni, schiavitù», il Pontefice ha pregato perchè «con la sua mansuetudine il potere divino tolga la durezza dai cuori di tanti uomini e donne immersi nella mondanità e nell'indifferenza, la globalizzazione dell'indifferenza». «Che la sua forza redentrice - ha concluso - trasformi le armi in aratri, la distruzione in creatività, l'odio in amore e tenerezza».