Il Papa "rispolvera" il peccato dell'accidia, il male che toglie la gioia di vivere

Il Papa "rispolvera" il peccato dell'accidia, il male che toglie la gioia di vivere
di Franca Giansoldati
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Martedì 28 Marzo 2017, 17:58 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 21:50
Città del Vaticano – Papa Francesco tira fuori dalla naftalina l’«accidia», uno dei peccati capitali finito nel dimenticatoio e lo attualizza, ritagliandolo alla quotidianità annoiata di chi ha ormai tutto e si compiace bloccandosi, deprimendosi, cadendo nei vuoti esistenziali di una infelicità senza uscita o, ancora, di chi si volta dall’altra parte (sempre annoiato), preferendo non investire energie nella collettività, nella ricerca del bene comune e, per riflesso, del bene proprio. Un termine quello dell’accidia che dovrebbe tornare di moda.

A Santa Marta stamattina è stato definito «un peccato brutto, che paralizza, che toglie la memoria della gioia». Nell’omelia  Bergoglio rifletteva sulla vicenda paralitico guarito da Gesù. Hieronymus Bosch, nei Sette peccati capitali ha raffigurato l’accidia un uomo benestante, benvestito, seduto davanti al camino mentre riposa e una suora che lo invita alla preghiera porgendogli un rosario. L’accidia, dunque, corrode la psiche e l’anima e allontana il cammino della felicità. E’ l’inattività del cuore, la claustrofobia dell’essere, lo sconforto senza confini. Un vizio, per i cristiani, che porta anche ad alzare le spalle e tirare dritto senza intervenire, annoiati e malinconici. E chissà se predilige solo gli spiriti poco socievoli.

Padre Enzo Bianchi, della Comunità di Bose, ha scritto che «un tempo l’accidia era il demone del mezzogiorno che tentava nell’ora più calda i monaci delle prime comunità in Egitto. Oggi, in Occidente, l’accidia è il demone notturno che minaccia ciascuno di noi col suo vuoto, rapporto deformato con lo spazio. Di fatto l’accidia produce paralisi interiori».

Papa Bergoglio nella sua predica ha sintetizzato così il bisogno di sfuggire all'accidia. «Gesù sempre dice a noi: Vuoi guarire? Vuoi essere felice? Vuoi migliorare la tua vita?. Alzati e cammina». Francesco ha aggiunto che il paralitico del Vangelo era malato non tanto dalla paralisi ma dalla accidia, una condizione peggiore della prima perché non consente al cristiano di vivere la propria vita con entusiasmo e soprattutto con gioia. A tal riguardo, ascoltando le lamentele del paralitico, che aveva dimenticato la gioia, Gesù prima tace senza rimproverarlo e dopo lo esorta ad alzarsi e a camminare: «Il Signore a ognuno di noi dice: ‘Alzati, prendi la tua vita come sia, bella, brutta come sia, prendila e vai avanti. Non avere paura, vai avanti con la tua barella’. Ma vai avanti! Con quella barella, anche se brutta, ma vai avanti! E’ la tua vita, è la tua gioia. ‘Vuoi guarire?’, prima domanda che oggi ci fa il Signore? ‘Sì, Signore’ – ‘Alzati’».
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