Milano, lo scontro Bruti-Robledo tiene banco anche all'inaugurazione dell'anno giudiziario

Milano, lo scontro Bruti-Robledo tiene banco anche all'inaugurazione dell'anno giudiziario
di Claudia Guasco
3 Minuti di Lettura
Sabato 24 Gennaio 2015, 14:24 - Ultimo aggiornamento: 16:09
Un segnale di forza, lanciato da una Procura che dopo un anno di scontri interni mostra la volontà di ricompattarsi attorno al suo capo. Ma anche un segno di debolezza, derivante dalla consapevolezza che la guerra al vertice ha gettato più di un'ombra sul lavoro dei pm di Milano. La battaglia tra il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e l'ex responsabile dei reati contro la pubblica amministrazione Alfredo Robledo va in scena anche nel giorno solenne dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Quando Bruti fa il suo ingresso nell'aula magna del palazzo di giustizia, bersagliato dai flash dei fotografi e ripreso dalle telecamere delle tv, attorno a lui si stringono i suoi aggiunti. Tutti tranne uno: Robledo, appunto, che come era prevedibile ha disertato la cerimonia.



RECUPERARE PRESTIGIO

Il pg della Cassazione Gianfraco Ciani ha chiuso l'istruttoria disciplinare avviata su Robledo per alcune intercettazioni con l'avvocato della Lega Nord Domenico Aiello e ha chiesto il trasferimento immediato del magistrato in un altro ufficio giudiziario dove non potrà più svolgere funzioni inquirenti. In vista dell'udienza davanti alla sezione disciplinare del Csm, l'aggiunto prepara la sua memoria difensiva e prende ulteriormente le distanze da Bruti disertando l'inaugurazione dell'anno giudiziario. "L'auspicio del Csm è il pieno recupero del prestigio e dell'autorevolezza di questo ufficio, che tanto ha fatto e dovrà fare per la giustizia milanese", affema il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, che con Robledo ha cercato una soluzione di compromesso poi arenatasi. "Su questa vicenda è stato detto tutto, adesso è il momento delle decisioni. C'è un'iniziativa disciplinare e l'udinza è fissata per il 5 febbraio, non posso dire nulla se non con gli atti che saranno adottati dal Csm", conclude Legnini.



L'ATTACCO DEL PG

Chi invece può esprimere liberamente il proprio pensiero è l'avvocato generale dello Stato Laura Bertolè Viale, che nel suo intevento boccia la riforma della giustizia in discussione nel governo. E non esita a definire "questo 'pacchetto' ben misera cosa rispetto ai vari progetti che sono stati elaborati prima", sottolineando come "non poche norme peccano di distonia, cioè sono irragionavoli". A cominciare dalla cosiddetta norma "sava Berlusconi", non si rispetterebbero quei "criteri di progressività" in materia tributaria sanciti dalla stessa Costituzione e inoltre è stato escluso il reato di falso in bilancio. "Negli anni 2009-2013 nell'intero distretto della Corte d'Appello milanese ci sono stati 33 procedimenti per falso in bilancio, nel 2014 le sentenze di condanna sono state cinque. Questa purtroppo non è una prova delle comunicazioni sociali".



DECISIONI IMPOPOLARI

Ma il sistema deve fare i conti anche con altri problemi. Basta con il , è ciò che chiede il presidente della Corte d'Appello di Milano Giovanni Canzio. Se l'opinione pubblica ha espresso sentimenti di diffusa indignazione> per alcuni proscioglimenti pronunciati dai giudici d'Appello come "il caso Cucchi, il caso Berlusconi, la vicenda Eternit, quella degli scienziati del sisma dell'Aquila" - tutti processi di "straordinario rilievo mediatico" - la "credibilità complessiva del sistema giudiziario è stata messa in discussione per il solo fatto che le decisioni apparivano "impopolari", senza che si avviasse - come sarebbe necessario - un'attenta riflessione sulle complessità dei fatti e delle prove". Due gli allarmi quanto mai attuali lanciati da Canzio: emergenza Expo e 'ndrangheta. "Sono certo che presenza e attenzione sarà riservata all'azione di prevenzione e repressione di ogni forma di violenza di natura eversiva o terroristica o di matrice fondamentalista che intenda profittare della portata internazionale dell'Expo", afferma. Quanto alla 'ndrangheta, la presenza al Nord "deve essere ormai letta in termini non già di mera 'infiltrazione', quanto piuttosto di 'interazione-occupazione'", mette in guardia il presidente della Corte d'Appello.