Dalle quote alla guerra in Libia, cosa c’è dietro il caos migranti

Dalle quote alla guerra in Libia, cosa c’è dietro il caos migranti
di Marco Ventura
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Sabato 29 Agosto 2015, 00:14
Quote, status del rifugiato, identificazione, centri d’accoglienza, tutela dei minori, contrasto agli scafisti. Le parole d’ordine del fenomeno migratorio segnalano il rompicapo sul quale l’Europa rischia di deflagrare.



COME DISTINGUERE I MIGRANTI?

Il nodo è lo statatus del rifugiato. Come distinguere i migranti economici dai rifugiati politici? La Svezia, e la Germania, hanno addirittura sospeso le regole di Dublino per cui si deve chiedere asilo al primo Paese d’approdo, e annunciato che accoglieranno tutti quelli che scappano dalla Siria. I migranti economici senza visto andrebbero invece rimpatriati ma…



PERCHÉ I CLANDESTINI NON VENGONO ESPULSI?

I clandestini vengono espulsi, cioè invitati ad andarsene, ma quasi nessuno lo fa. Chi li accompagna? In Europa, i rimpatri sono meno del 40 per cento, anche per la difficoltà di ottenere l’assenso del Paese di provenienza. Ci vorrebbero accordi bilaterali con i governi. Ma i governi spesso non ci sono (o ce ne sono troppi, come in Libia). L’identificazione poi è complicata. In Ungheria la polizia usa i lacrimogeni per piegare la resistenza dei migranti che non vogliono farsi “schedare”. In Italia, chi rifiuta l’identificazione può farlo. Il risultato è che i senza nome scappano dai centri, vagando per l’Italia in cerca di un valico per il Nord Europa. Adesso l’Europa insiste per creare in Italia e in Grecia i cosiddetti “hot spot” dove identificare tutti. Ma l’Italia vorrebbe, prima, un impegno alla redistribuzione o ricollocazione dei nuovi rifugiati.



I TRATTATI DI DUBLINO SONO SUPERATI?

Il tema è la “condivisione”. I trattati di Dublino furono firmati nel 2003 in Grecia. Da allora tutti i profughi approdati in Italia dovrebbero rimanere in Italia. Il governo Renzi chiede all’Europa di creare uno “status europeo del rifugiato” per cui se un migrante viene riconosciuto tale, il riconoscimento è automatico in tutta l’Unione.



PERCHÈ MIGRANTI PRESI IN MARE VENGONO PORTATI IN ITALIA?

Il pattugliamento delle frontiere esterne dell’Unione è realizzato da un dispositivo aeronavale europeo nel Mediterraneo che ha rimpiazzato “Mare Nostrum”. Ci sono poi unità militari, per esempio britanniche, che operano fuori da Frontex e mettono in salvo centinaia di vite umane, ma portandole negli scali italiani invece di accoglierli in Gran Bretagna (visto che la bandiera è l’Union Jack). Lo stesso vale per gli altri. L’Italia non ci sta più.



IL NODO DELLE QUOTE E LA RICOLLOCAZIONE

La ricollocazione e la redistribuzione per quote appartengono all’agenda europea, per quanto in numeri infimi (40mila), eppure sono rimaste sulla carta per l’opposizione dei Paesi dell’Est, di Gran Bretagna, Francia, Spagna e altri ancora. Ogni Paese rivendica un principio d’esclusione, dai dati economici al numero già alto di profughi accolti.



SCHENGEN È A RISCHIO?

I nuovi muri. Il flusso di migranti illegali si sta spostando verso la rotta balcanica dopo aver dilagato attraverso l’Italia e la Francia a Ventimiglia e Calais e “prodotto” 175 chilometri di filo spinato in Ungheria. A rischio Schengen e il pilastro della libera circolazione delle persone. Da un lato i nostri partner non intendono accogliere nuovi profughi e si rifiutano di rendere obbligatorie le quote. Dall’altro gli eventi dimostrano che il problema affligge potenzialmente chiunque, dalla Gran Bretagna alla Francia, dall’Austria all’Ungheria, dai Balcani occidentali alla Scandinavia.



QUALI I RISCHI PER I MINORI?

Il dramma dei minori. Nulla di più semplice che dichiararsi minori quando non lo si è per poco. I minori (sedicenti o no) non possono essere respinti e entrano in un circuito di protezione più redditizio, anche criminale «Tanti sono i minori – dice Giusi De Loiro, capo ufficio stampa di ‘Save the Children’ – che arrivati nei centri scappano per proseguire nel loro progetto migratorio. Ma sfuggendo alle maglie del sistema rischiano lo sfruttamento, sessuale come nel caso delle nigeriane, e lavorativo per gli egiziani non accompagnati che devono ripagare il viaggio agli “amici” dei genitori, in patria».



IL CAOS LIBIA E I RITARDI DELL’ONU

L’Italia ha ottenuto lo schieramento, con comando italiano, di un dispositivo aeronavale nel Mediterraneo che nella seconda fase prevede il controllo delle imbarcazioni in acque territoriali e nella terza interventi mirati nei porti per affondare i barconi dei trafficanti prima che salpino. Ma l’ulteriore passaggio è militare, di stabilizzazione della Libia dopo un accordo tra le fazioni, o contenimento del terrorismo con raid contro le postazioni dell’Isis. Però l’intesa manca, come manca la risoluzione delle Nazioni Unite che autorizzi l’azione (ritardo dovuto allo scontro tra occidentali da un lato, russi e cinesi dall’altro).



CI SONO I FONDI PER RISOLVERE IL PROBLEMA?

Con il rafforzamento del dispositivo Frontex è stato triplicato lo stanziamento per pattugliare il Mediterraneo. Ma oltre metà del bilancio di Frontex è impegnato in spese amministrative e di personale. I soldi ci sarebbero, se è vero che la cooperazione europea “vale” un miliardo. Il problema è politico. E il bilancio per l’immigrazione resta al di sotto del necessario.
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