Migranti, polizia scopre rete trafficanti: fermi a Palermo

Migranti, polizia scopre rete trafficanti: fermi a Palermo
4 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Aprile 2015, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 08:21
All'indomani di quella che si prospetta come la più grande tragedia del Mediterraneo, la polizia di Stato ha fermato, su ordine della Dda di Palermo, i componenti di un'organizzazione criminale transnazionale accusati d'associazione a delinquere e favoreggiamento di immigrazione e permanenza clandestina: eritrei, etiopi,ivoriani e ghanesi avrebbero favorito con enormi guadagni l'immigrazione illegale di migliaia di connazionali. Tra le persone coinvolte nell'indagine anche due personaggi noti agli inquirenti: Ermias Ghermay, etiope, e Medhane Yehdego Redae, eritreo, ritenuti tra i più importanti trafficanti di migranti che operano sulla cosiddetta 'rotta libica'.



Ghermay, che vive e opera a Tripoli e Zuwarah, è latitante dal luglio del 2014, quando nei suoi confronti fu emesso un provvedimento cautelare, esteso anche in campo internazionale, dopo il naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 davanti alle coste di Lampedusa, in cui persero la vita almeno 366 migranti. Del tragico viaggio l'etiope è ritenuto organizzatore e responsabile.



L'inchiesta, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Maurizio Scalia, ha portato a scoprire anche una cellula della stessa organizzazione criminale, complementare a quella che agisce in Africa, composta da eritrei che vivono in Italia, in particolare nelle province di Palermo, Agrigento, Catania e Milano. Questa parte dell'organizzazione, in cambio di altro denaro, gestisce le fughe dei migranti dai centri di accoglienza, dà loro il supporto logistico per restare clandestinamente in Italia e ne agevola il successivo espatrio, sempre illegalmente, verso altri Paesi dell'Ue come Norvegia, Germania e Svezia. L'indagine ha svelato, inoltre, transazione di denaro, prevalentemente movimentato tramite canali illegali, per centinaia di migliaia di euro.



L'etiope Ermias Ghermay e l'eritreo Medhane Yehdego Redae sono i due i personaggi chiave dell'indagine. Secondo gli investigatori, sono i capi dell'organizzazione transnazionale che opera tra centro Africa, Maghreb, Italia e Nord Europa e gestisce la rotta terrestre dei migranti, in alcune occasioni «comprando» da altre bande criminali gruppi di africani tenuti sotto sequestro e diretti in Italia.



I due curerebbero anche la fase della permanenza sulle coste libiche degli extracomunitari in partenza per la Siclia tenendoli prigionieri sotto la vigilanza di guardie armate fino all' imbarco. Raggiunta l'isola, l'organizzazione criminale di Ermias e Redae metterebbe i profughi in contatto col resto della banda che opera in Italia, a Catania, Agrigento, ma anche Milano e Roma, per organizzarne la fuga dai centri di accoglienza - una base della rete è stata scoperta nel Cara di Mineo - e permettere loro, in cambio di altro denaro rispetto a quello pagato per la traversata, di raggiungere il nord Europa.



Importante anche il ruolo di un terzo indagato, Asghedom Ghermay, detto «Amice», che opera in Sicilia, a Catania, e tiene i contatti con i trafficanti africani. L'eritreo, che può contare su una rete di complici che operano nel Cara di Mineo, mette in contatto i migranti giunti sull'isola con parenti che vivono nel nord Europa, recupera i soldi per consentire loro di raggiungere i familiari e organizza eventuali soggiorni intermedi. Il tutto in cambio di cifre che vanno dai 250 ai 1000 euro a persona.



A ciascun migrante pronto a partire per le coste italiane assegnava un numero che consentiva ai «cassieri» della banda di sapere con assoluta precisione chi avesse pagato per i «servizi» resi dall'organizzazione criminale. Non lasciava nulla al caso l'etiope Ermias Ghermay. I pagamenti delle prestazioni assicurate dai trafficanti avvenivano in contanti, tramite postepay o servizi di trasferimento monetario come Western Union, ma anche per mezzo della cosiddetta Hawala, un metodo i pagamento a distanza antico, tipico del mondo arabo, che ora si avvale di moderne tecnologie. La trasmissione dell'ordine di pagamento avviene via telex o internet, è quasi impossibile da intercettare, può essere confermata per telefono, aggira i canali ufficiali, non lascia tracce ed è quindi un mezzo spesso usato per il riciclaggio di danaro sporco e di finanziamento di operazioni terroriste.



Considerevole il volume di affari della banda scoperta che avrebbe gestito centinaia di migliaia di dollari.
Dall'inchiesta è emerso che solo in alcuni mesi del 2014 sono stati una quindicina i viaggi organizzati. In tutto i trafficanti di uomini avrebbero gestito la traversata verso l'Italia di più di 5400 persone. Dalle indagini è emerso che per ciascun migrante l'organizzazione intascava tra i 1500 e i 2000 dollari.
© RIPRODUZIONE RISERVATA