Migranti, rilasciato il camionista italiano fermato in Inghilterra. Ban convoca vertice Onu

Migranti, rilasciato il camionista italiano fermato in Inghilterra. Ban convoca vertice Onu
5 Minuti di Lettura
Sabato 29 Agosto 2015, 09:54 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 13:17

Non conosce sosta il dramma dei profughi. Sono duecento invece le vittime di un doppio naufragio al largo della Libia.

E' stato intanto rilasciato il camionista italiano di 50 anni arrestato nel Surrey, in Inghilterra meridionale, perché trasportava sul suo mezzo 27 migranti. Un episodio simile è costato la vita a 71 profughi stipati in un Tir in Austria.

L'Onu. Di fronte alle tragedie dell'immigrazione nel Mediterraneo il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon sta organizzando un incontro speciale il 30 settembre al Palazzo di Vetro. Lo ha annunciato lo stesso Ban attraverso un portavoce. «Il tema dell'immigrazione sarà alto nell'agenda dei capi di Stato e di governo che verranno a New York per l'Assemblea generale», ha detto Ban.

Il camionista italiano fermato. E' tato rilasciato il camionista 50enne di nazionalità italiana arrestato ieri nel Surrey, Inghilterra meridionale, dopo che a bordo del suo camion frigo erano stati trovati 27 migranti. La notizia è stata confermata all'agenzia Ansa da una fonte dell'Home Office. Secondo una prima ricostruzione, il camionista non sapeva che i migranti si trovassero all'interno del suo camion e sarebbero stati loro stessi a confermarlo alle autorità e a dire che erano saliti di nascosto a bordo. Episodi simili accadono spesso, in particolare quando i tir si trovano in sosta a Calais per passare lo stretto della Manica e arrivare tramite il tunnel in Inghilterra.

La polizia del Surrey, Inghilterra meridionale, ha arrestato i clandestini scoperti a bordo del mezzo con «targa italiana» che, come riferito da Sky News, era fermo nella stazione di servizio a Cobham. Anche l'autista italiano del camion-frigorifero era stato fermato con modalità che in serata non erano state precisate. L'uomo, aveva fatto sapere il ministero dell'Interno britannico, senza fornire generalità o dettagli, è accusato di «favoreggiamento» dell'immigrazione clandestina.

Nell'area di servizio dove era parcheggiato il camion sono intervenute anche alcune ambulanze per fornire assistenza medica ai migranti arrestati con l'accusa di «ingresso illegale» nel Regno Unito.

Non c'è stata tragedia, ma quello che è stato scoperto era un ennesimo dramma delle migrazioni, con la sofferenza della sete a tormentare i disperati nel buio del vano per merci congelate: «Dovevano essere esausti, se ne stavano a terra, bevendo acqua», ha riferito un camionista britannico, Sean Ingham, che era nella stazione di servizio.

Secondo la testimonianza riferita all'Independent, i migranti usciti dal camion erano tutti uomini. Il South East Coast Ambulance Service, servizio di soccorso giunto sul posto, ha affermato che la priorità è stata di assicurare l'idratazione dei migranti ma nessuno di loro sarebbe stato ricoverato in ospedale.

Dai primi riscontri il gruppo dei 27 migranti comprende, fra gli altri, 14 iracheni fra i 17 e i 45 anni e anche nove iraniani fra i 17 e i 28, una nazionalità meno frequente nelle liste dei migranti bloccati dalla polizia. Il camion frigo stava trasportando anche due vietnamiti di 16 e 26 anni, un 15enne turco e un 42enne siriano, ha precisato l'Home Office, annunciando che tutti sono stati trasferiti in centri per la detenzione di immigrati dove saranno interrogati.

I morti. Alcune delle vittime avevano perfino il giubbotto di salvataggio ma non è servito a evitare l'ennesima tragedia del Mediterraneo. E' stato un doppio naufragio, quello di ieri notte davanti alle coste libiche di Zuwara, in cui hanno perso la vita almeno 200 migranti ma potrebbero essere di più: secondo le Nazioni Unite, infatti, sulle due imbarcazioni viaggiavano in tutto 500 persone.

Secondo le testimonianze raccolte dal britannico Guardian, i corpi di 40 persone sono stati trovati all'interno della stiva di un barcone che si è arenato su una spiaggia, mentre circa 160 galleggiavano in mare. Le operazioni di recupero sono andate avanti per ore e la guardia costiera libica ha incontrato diverse difficoltà, dovute soprattutto alla mancanza di organizzazione e mezzi a disposizione. Uno dei responsabili ha raccontato infatti che sono riusciti a recuperare alcuni cadaveri e a portarli sulla spiaggia, ma altri sono stati lasciati in mare perchè il battello libico «non aveva abbastanza luce per continuare il lavoro».

Fra i testimoni delle operazioni di soccorso e recupero, c'era un fotografo della Associated Press che in alcuni scatti ha potuto testimoniare la nuova tragedia in Libia, in cui hanno perso la vita migranti provenienti dall'Africa sub-sahariana, dal Pakistan, dalla Siria, dal Marocco e dal Bangladesh. Si vedono decine di corpi che galleggiano, alcuni con ancora il giubbotto di salvataggio addosso, molti col volto rivolto verso il fondo del mare. Altri sono rimasti intrappolati all'interno di una delle due imbarcazioni e sono affogati mentre il battello colava a picco. In altri scatti si vedono invece i corpi mentre vengono messi nei sacchi di plastica e poi piazzati in fila nel porto.

Gli abitanti però non sono rimasti in silenzio di fronte a questa piaga che vede nella città libica vicina al confine con la Tunisia uno dei centri per i trafficanti di essere umani. Così in centinaia hanno manifestato ieri notte contro gli scafisti in una serie di cortei. A riferirlo al Guardian Mohsen Ftis, rappresentante in loco di Medici senza Frontiere (Msf): «Quello che ho visto ieri notte è stato incredibile. Non ci sono parole per descriverlo. Avevo davanti a me i cadaveri di 40 persone, compresi bambini e donne». I residenti della città, «sono scesi in strada, gridavano che tutto ciò non è umano», ha aggiunto. Ma c'è stato anche chi è stato salvato dal naufragio: 100 persone sono state recuperate vive, fra cui nove donne e due ragazze. Molti di loro però hanno perso parenti e amici.

«Stiamo cercando di parlare con loro ma è molto difficile, sono traumatizzati dopo quello che hanno visto», ha detto Mohamed al-Misrati, portavoce della Mezzaluna Rossa in Libia. L'organizzazione sta offrendo ai superstiti ogni tipo di assistenza medica e psicologica. Si tratta infatti di uno dei naufragi più gravi degli ultimi tempi al largo della Libia (il 5 agosto scorso era affondato un barcone con a bordo oltre 600 persone, almeno duecento delle quali erano finite in fondo al mare).

Nel Canale di Sicilia, l'incidente con il bilancio più pesante resta quello del 18 aprile scorso: circa 700 le vittime, la strage più grave dal dopoguerra. A Zuwara e in altre località costiere della Libia il problema, secondo Ayoub Qassem, portavoce della marina dipendente dal governo filo-islamista di Tripoli, è sempre lo stesso: non ci sono i mezzi per fermare un problema che «sta sfinendo i libici».

© RIPRODUZIONE RISERVATA