Mafia capitale, fondi neri a pioggia e fatture truccate: il sistema della gang per pagare tangenti

Mafia capitale, fondi neri a pioggia e fatture truccate: il sistema della gang per pagare tangenti
di Valentina Errante
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Lunedì 15 Dicembre 2014, 09:38 - Ultimo aggiornamento: 10:45

ROMA La cifra del sistema criminale che otteneva appalti pagando tangenti a politici e amministratori era la contabilità parallela.

I fondi neri, creati dalle decine di società che gravitavano intorno all'organizzazione criminale. Il reato di false fatturazioni, secondario rispetto alle pesantissime contestazioni della Dda agli indagati, era invece lo strumento indispensabile per pagare le mazzette e consentire a Carminati di incassare.

LE FALSE FATTURE

Scrive il Ros dei carabinieri: «Le cooperative riconducibili a Salvatore Buzzi sono state utilizzate per partecipare alle assegnazioni pubbliche e per creare liquidità extracontabili da destinare ai pubblici ufficiali corrotti e al pagamento degli illeciti guadagni spettanti ai sodali, avvalendosi altresì di società terze, alcune delle quali molto vicine allo stesso Carminati, per l'emissione di false fatturazioni e di fatturazioni per operazioni inesistenti».

LE INTERCETTAZIONI

Sono Nadia Cerrito, la segretaria, e Paolo Di Ninno, il ragioniere delle coop di Buzzi, a gestire i libri neri della contabilità parallela.

Anche Claudio Bolla, procuratore del Consorzio Eriches 29, secondo gli inquirenti, conosceva il sistema. A gennaio scorso Bolla spiegava a Buzzi: «Tu fai la lista delle fatture, lui le paga e ti riporta indietro i soldi e chiudemo. Quant'è all'incirca 7...8mila euro al mese?». Poi elencava gli importi relativi ai mesi precedenti: «Novemila mese di luglio, 12mila mese di agosto, 11mila settembre, 11mila ottobre, 11mila novembre». E Buzzi: «Perché noi non stamo a fa' più il nero e quelle servono».

UNIBAR

Unibar e Unibar 2 non erano soltanto le società che gestivano il ristorante del circolo sportivo Rai di Tor di Quinto e il locale ”Pagus”, a due passi da Saxa Rubra. Le aziende dell'imprenditore Giuseppe Ietto, definito da Carminati un «ragazzo nostro», avevano in mano la fornitura dei pasti per i minori ospiti delle strutture d'accoglienza affidate a Buzzi. E da Ietto, Carminati otterrà anche l'assunzione della sorella Micaela. Secondo i militari, le società sarebbero state uno snodo nel sistema delle fatture false. È il 2 gennaio 2014, quando i carabinieri intercettano la conversazione tra Di Ninno e Buzzi: «I pasti sì, puoi far pure una fattura piena tanto che cazzo ce frega». E Carminati: «Poi con il fatto della sovraffatturazione, quando aumentano i pasti, cinque sacchi in più». Nell'elenco di società e coop che creavano il nero c'è anche la “Cosma” o “Cosmacoop”, per gli inquirenti «appositamente rilevata da Antonio Esposito, prestanome di Carminati e avvocato a disposizione di quest'ultimo per svariate esigenze». Anche la “Cooperativa servizi di manutenzione” avrebbe ricevuto pagamenti «senza alcun corrispettivo di prestazioni, modus operandi già riscontrato con la società Imeg srl (di Agostino Gaglianone ndr) per consentire a Massimo Carminati di rientrare in possesso delle illecite somme a lui spettanti». Il 7 gennaio scorso la compagna di Buzzi, Alessandra Garrone diceva: «Sì, senti poi io ora aumento pure là..il subappalto su Cosma...quindi da 10 lo porto a 25mila euro al mese, faccio tutta la procedura, ci vorranno 30 giorni, quindi da febbraio diciamo possiamo fatturare e aumentare gli importi!»

LAVAGGIO AUTO

È Buzzi a spiegare a Claudio Turella, ex responsabile del Servizio giardini del Campidoglio al quale sono stati trovati 570mila euro in contanti, come funzionasse il sistema del nero, il 16 maggio 2013 gli racconta che Franco Panzironi, ex ad Ama, gli «ha prosciugato tutti i soldi. Poi aggiunge: «Noi se salvamo con la benzina, i lavaggi. Io c'ho 200 camion». Il pretesto della manutenzione e del lavaggio dei camion delle coop, affidati alla società Officine metalmeccaniche di Marco Clementi, avrebbe garantito “altro nero”.

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