Torino, il figlio muore in montagna: la madre discute la tesi al posto suo

Torino, il figlio muore in montagna: la madre discute la tesi al posto suo
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Venerdì 21 Luglio 2017, 14:07 - Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 17:35

Tra le mani, con l'attestato di laurea alla memoria del figlio, stringe un vecchio libretto universitario di Scienze Biologiche. Sulle sue pagine ingiallite tanti bei voti e due righe bianche, gli esami mancanti per conseguire il titolo. «Non li diedi perché arrivò il concorso per diventare insegnante di ruolo. O forse perché la tesi doveva essere quella di Luca», 22 anni appena, il figlio morto lo scorso 8 luglio sul Cervino e di cui Cristina Giordana, la mamma, ha discusso oggi la tesi. Perché «con lui ho condiviso tutto - ha detto la donna - e di lui sapevo tutto», compresa quella tesi su "Gli effetti del succo di barbabietola sulla prestazione sportiva in montagna" di cui ha parlato con grande passione davanti a un'aula magna affollata e commossa.
 

 

«Era la cosa più naturale, giusta e normale da fare tanto che sono molto stupita da tutta questa risonanza e che sia diventata una notizia virale», dice Cristina per la quale oggi «è un momento di festa, una forma di testimonianza, uno dei momenti più significativi della mia vita». L'idea di discutere la tesi del figlio è venuta spontanea, dopo che il giorno del funerale la relatrice di Luca si era proposta di prendere il posto del suo allievo alla discussione. «Ci ho riflettuto la notte poi ho deciso di farlo io - racconta la mamma - conoscevo la tesi, ci avevamo lavorato insieme. Ho sempre seguito Luca in tutto, nello sport come nello studio, ma non per questo era un mammone. Il nostro era un rapporto sportivo e di perfetto legame intellettuale, condividevamo tutte le passioni».

La donna parla mentre su un monitor scorrono le immagini del figlio morto precipitando dopo una gara di corsa in montagna. Ritraggono il giovane in montagna, il camice bianco sulla cima della Bisalta. Perché quella per la montagna era la passione più grande del giovane. «Il suo cuore era più lì che in laboratorio», rivela la madre ricordando il grande sogno del figlio. Quello degli 8 mila del Dhaulagiri, in Nepal. «A noi genitori questa spedizione faceva paura - ha raccontato durante la presentazione della tesi - e avevamo provato a usare l'arma dei costi dicendogli che non gli avremmo dato i soldi». Ma lui ci teneva troppo e per questo aveva deciso di partecipare a un concorso internazionale, 'Mountopià, che metteva in palio 8 mila euro e tutta l'attrezzatura. E Luca quel concorso lo aveva vinto, ma troppo tardi, l'11 luglio, tre giorni dopo l'incidente sul Cervino. «Ma il Dhaulagiri adesso è troppo basso, ora è andato molto più su...» conclude la mamma, un sorriso amaro sul volto, accanto all'altra figlia, Giulia, e al marito. Nessuna lacrima, però, sul suo volto. «Non dobbiamo scandalizzarci di essere felici», dice la donna mostrando una grande forza d'animo. «Sono certa che oggi in aula c'era anche lui - conclude, accolta dal lunghissimo applauso della famiglia e degli amici del figlio -.
Tutto ciò ci dà tantissima forza. È una esplosione di energia...».

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