Loris, caccia a chi ha aiutato mamma Veronica

Loris, caccia a chi ha aiutato mamma Veronica
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Lunedì 15 Dicembre 2014, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 16:29

dal nostro inviato

Nino Cirillo

SANTA CROCE CAMERINA (Ragusa) Non c'è traccia, in tutta l'ordinanza che conferma il carcere per Veronica Panarello, di una figura di complice.

Ha agito lei e lei sola, sostiene l'accusa, nei 36 minuti in cui è rimasta in casa con Loris, suo figlio. Una convinzione quasi blindata, che poggia non solo sui filmati delle telecamere, ma anche sugli interrogatori dei vicini, sugli incroci di altre testimonianze, su una ricostruzione di tutto quel che accadde in via Garibaldi perfino successiva all'allarme dato per la scomparsa del bambino.

Ma tutto questo non toglie che con il passare dei giorni si sia fatta strada fra gli investigatori anche un'altra convinzione: che qualcuno, fuori di quella casa, a delitto già commesso, l'abbia aiutata.

L'avremmo potuta ricavare, questa convinzione, anche leggendo bene tra le righe, l'altra mattina, il comunicato ufficiale del procuratore di Ragusa Carmelo Petralia e del sostituto Marco Rota: «Le indagini continuano incessanti al fine di acquisire tutti i possibili ed ulteriori elementi di ricostruzione e valutazione della vicenda».

LA TELEFONATA

I tabulati si sono rivelati un flop, questo lo dice anche l'ordinanza. Di interessante, anzi di agghiacciante, c'è solo la telefonata delle 9.01 di Davide Stival a sua moglie Veronica: «Mi ha risposto che era tutto a posto, che aveva accompagnato i bambini a scuola...». Ma per il resto, solo telefonate di routine. Eppure riesce francamente incredibile, anche due settimane dopo, immaginare che Veronica abbia fatto tutto da sola: strangolato Loris, trascinato il corpo nel garage e trasportato fino al Mulino Vecchio. Chi è apparso sulla scena?

Il primo sospetto è che abbia usato una messaggeria molto più complicata da intercettare, non quella dei semplici messaggini. Tipo WhatsApp, per dirne una. E gli esperti di Carabinieri e Polizia ci stanno lavorando. Poi c'è sempre il suo tablet, non solo il computer sequestrato in casa, e anche su quello stanno lavorando. Restano a fuoco gli orari fissati dalle telecamere, soprattutto quei famosi sei minuti in più inspiegabilmente impiegati dalla sua Polo nera fra le 9.27 e le 9.39. Il gip Maggioni lo ritiene un arco di tempo sufficiente per andare e gettare il corpo di Loris nel canale di scolo. Chi continua a indagare, lo ritiene sufficiente anche perché Veronica abbia chiesto e ricevuto aiuto.

LE IMPRONTE

C'è un accertamento che potrebbe tagliare la testa al toro. Un accertamento sulle impronte di scarpa trovate sull'erba del Mulino Vecchio. «Erba calpestata», riferisce il cacciatore Orazio Fidone per giustificare i suoi sospetti, per spiegare come fosse andato quasi a colpo sicuro nel ritrovare il corpo senza vita del bambino. Calpestata da chi? Se ci sono impronte di Veronica fa poca differenza, ci andò anche nel pomeriggio a riconoscere il corpo. Ma se fossero di inequivocabile misura maschile?

Resta solo da aggiungere che in questa faticosa ricerca della completa verità le telecamere si rifiutano di fornire altri aiuti. Raccontano al minuto spaccato i movimenti della Polo nera di questa mamma accusata di aver ucciso il figlio, fino a inchiodarla due volte dalle parti del Mulino Vecchio, ma non potranno mai dirci se altre persone, in qualche momento di quella mattina, siano state in auto con lei. E così, meglio non farsi illusioni.

Non c'e traccia nell'ordinanza, per chiudere il quadro, neppure del concetto di premeditazione. Nonostante, proprio dalle pagine del giudice Maggioni, sia venuta fuori la notizia che Veronica Panarello, la mattina del 29 novembre, è stata con la sua Polo nera al Mulino Vecchio non una ma addirittura due volte. La prima fra le 8.33 e le 8.35, quando Loris era in casa, con il piccolo Diego in macchina ancora da accompagnare all'asilo. A fare che? A compiere quale tipo di sopralluogo?

E quando la giovane donna rientra in casa alle 8.49, invece di parcheggiare l'auto sulla strada, la guida verso il garage, e poi dentro il garage. Farà mettere a verbale il marito Davide: «Lei lo faceva raramente e solamente quando pioveva, o nel caso in cui non trova parcheggio dei dintorni». Quella mattina, invece, c'erano un sacco di posti liberi, tanto da far dire durante un'intercettazione a Giovanna, la zia di Davide: «Erano tutte cose studiate...era tutto premeditato». Le indagini continuano davvero, si vedrà.

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