Le prescrizioni per Tap: palude di San Cassano e ulivi da salvaguardare

Le prescrizioni per Tap: palude di San Cassano e ulivi da salvaguardare
di Oronzo MARTUCCI
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Martedì 2 Settembre 2014, 15:03 - Ultimo aggiornamento: 18:30
MELENDUGNO - C’ attesa attorno al contenuto del provvedimento con il quale venerd scorso la Commissione Via (Valutazione di impatto ambientale) nazionale ha riconosciuto la validit tecnica del progetto del gasdotto di Tap con approdo a San Foca e ha permesso al premier Matteo Renzi di inserire l’opera tra quelle che avranno un ulteriore impulso realizzativo attraverso il decreto Sblocca Italia varato lo stesso giorno della Via. Il contenuto di quel provvedimento, non ancora pubblico, permetterà a chi ritiene di avere ragioni per opporsi di continuare la battaglia in sede giurisdizionale e nella fase di confronto che si aprirà presso il Ministero dello sviluppo economico nei prossimi mesi. Però già si conoscono alcune prescrizioni dettate dalla Commissione in aggiunta al nulla osta per l’approdo di San Foca.

In primo luogo la Commissione ha sottolineato la necessità che il progetto esecutivo tenga in assoluta considerazione la salvaguardia della zona umida della palude di Cassano, localizzata nel territorio di Vernole, l’altro Comune salentino sul quale ha impatto diretto il tracciato del gasdotto di Tap. La prescrizione riguarda la salvaguardia del reticolo idrografico della palude di San Cassano che è localizzata a Sud delle Cesine.

Altre due prescrizioni sono state inserite nel provvedimento di Via: il primo riguarda la salvaguardia degli ulivi secolari posti lungo il tracciato con l’obbligo per Tap di trapiantare in altra zona quelli secolari esistenti nell’area che sarà attraversata dalla condotta che collega l’approdo alla cabina di depressurizzazione del gas (posta nei pressi di Lelendugno); l’altro riguarda i banchi coralligeni esistenti nel tratto off shore del tracciato del gasdotto.



La Commissione chiede che il gasdotto venga realizzato a debita distanza dai banchi coralligeni. La presenza di tali banchi tra l’altro è stata segnalata da Tap in una relazione non tecnica depositata in Commissione Via. Nella relazione si legge: «Per le acque profonde, a livello regionale la biocenosi (la flora e la fauna marina della zona) più rilevante è quella dei coralli bianchi, presente nell’area di transizione tra il Mar Ionio e il Mar Adriatico, costituita da coralli vivi principalmente rappresentati dai biocostruttori Lophelia pertusa e Madrepora oculata. Alcuni di questi siti con presenza di coralli di profondità sono stati scoperti negli ultimi anni sulla scarpata continentale italiana. Il più vicino al tracciato del gasdotto tra quelli ad oggi scoperti è la colonia pugliese conosciuta come il banco di Santa Maria di Leuca, a circa 60 km a sud, e la colonia dell’area di Bari- Gondola-Dauno, a circa 150 km a nord. Entrambe le colonie si trovano a circa 70 metri di profondità». Anche Legambiente aspetta di conoscere le prescrizioni per «assumere le iniziative che risulteranno fondate ed opportune a tutela dell’ambiente e del paesaggio, fermo restando che nel procedimento amministrativo in essere non è possibile introdurre, giuridicamente, soluzioni alternative». Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, ha sempre giudicato il gasdotto trans adriatico «importante per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento».



«La vicenda del Tap non può essere affrontata in maniera isolata, ma deve rappresentare l’occasione per discutere di politica energetica in uno scenario incentrato sulle fonti rinnovabili e sulla efficienza energetica nell’ottica di una riduzione drastica di approvvigionamento dalla fonte più inquinante di tutte, ossia il carbone», ha aggiunto Tarantini. Il quale ricorda che «ora la Puglia rischia di avere due gasdotti, uno a Melendugno e l’altro a Otranto». «Legambiente è favorevole alla realizzazione di un solo gasdotto in Puglia in un punto di approdo che sia meno impattante possibile. Auspichiamo che, in sede di rilascio dell’Autorizzazione unica, le istituzioni e la politica, a livello locale, regionale e nazionale, trovino una soluzione condivisa, cosa non fatta durante la fase di studio di fattibilità caratterizzata piuttosto da forti proteste», conclude Tarantini.
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