Il killer del catamarano sparito in Portogallo

Il killer del catamarano sparito in Portogallo
di Lorenzo Sconocchini
4 Minuti di Lettura
Martedì 21 Febbraio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 08:26

ANCONA Chissà se Pippo De Cristofaro sogna ancora di raggiungere la Polinesia, come prometteva alla sua amante diabolica sedicenne Diane, pronti a salpare su un catamarano dopo aver gettato in acqua il cadavere della skipper. Perché il Rambo dei mari che nel giugno dell’88 massacrò a colpi di machete la pesarese Annarita Curina ancora non è rientrato in Italia dal Portogallo per scontare l’ergastolo e non si sa bene dove sia finito. Non lo sa neppure la procura di Milano, competente per l’esecuzione della pena dopo il verdetto definitivo per l’evasione di Pippo del 2007 dal carcere di Opera. Le informazioni arrivate nelle ultime ore sarebbero inquietanti: dopo una prima telefonata dei giorni scorsi, ai pm di Milano è arrivata ieri una comunicazione dal ministero della Giustizia secondo cui l’ex ballerino milanese non sarebbe più in cella. Addirittura dall’ottobre scorso.
 

 

LA DETENZIONE Inutile sottolineare lo sconcerto dei magistrati che aspettavano la consegna del ricercato ormai da nove mesi, da quando De Cristofaro venne catturato dalla Squadra Mobile di Ancona nei pressi di Lisbona dopo due anni di latitanza per una seconda evasione dal carcere di Porto Azzurro. Cosa sia accaduto, al momento, è un mistero, che ora il pm milanese Andrea Fraioli cercherà di decifrare confrontandosi con gli interlocutori ministeriali. In Italia sapevano che prima di essere riconsegnato Pippo avrebbe dovuto scontare a Lisbona una condanna per la contraffazione del passaporto, unico reato commesso in Portogallo. Si prevedeva un’attesa di qualche mese, ma decorsi i termini della carcerazione per il documento falso, a Milano aspettavano di veder tornare De Cristofaro. Invece, se davvero l’ergastolano è stato scarcerato dalla magistratura portoghese, dev’essere successo a Lisbona qualche imbarazzante pasticcio.

Pippo De Cristofaro, 63 anni, protagonista nell’estate dell’88 del giallo del catamarano insieme a Diane Beyer, era stato arrestato nove mesi fa. Il mandato di arresto europeo era stato emesso dalla procura di Milano, che insieme a quella di Ancona seguiva le tracce dell’assassino dopo la condanna per evasione dal carcere milanese di Opera avvenuta il 7 luglio del 2007, divenuta definitiva il 7 aprile 2015. Il mandato d’arresto europeo era stato spiccato dalla procura di Milano il 9 novembre del 2015 e inserito dal ministero della Giustizia nel data base dei paesi membri dell’Ue per i quali valgono gli accordi previsti dal mandato di arresto europeo in vigore dal 2005, visto che ancora non si sapeva di preciso dove si fosse nascosto De Cristofaro.

Nello stesso circuito girava un altro mandato d’arresto europeo per Pippo, quello della procura di Ancona per la condanna definitiva all’ergastolo, ma è comunque la procura milanese a dover tirare le fila della cattura del Rambo dei mari, di nuovo latitante dal 21 aprile 2014. Pippo viene arrestato a metà del maggio 2016 dalla sezione catturandi della Mobile dorica, ma il compito di riportarlo in Italia è dei magistrati milanesi. Un primo contatto con i giudici portoghesi, che poi resterà praticamente isolato, risale a pochi giorni dopo la cattura. Il 20 maggio arriva alla procura di Milano una comunicazione dalla IX sezione del Tribunale di Lisbona, che chiede chiarimenti sul reato di ergastolo. Nell’ordinamento portoghese il carcere a vita non è ammesso, neanche per i reati più gravi, e i magistrati di Lisbona ritengono che questo sia un punto da chiarire.

La Procura di Milano risponde immediatamente rassicurando i magistrati di Lisbona. Si ricorda che l’ergastolo in Italia è previsto solo per reati particolarmente gravi e che spesso tra permessi e sconti per buona condotta il carcere a vita è attenutao. Può darsi che siano state queste riserve dei giudici portoghesi sull’ergastolo a mandare in un clamoroso cortocircuito la cooperazione giudiziaria tra due Stati dell’Ue? Non si sa. In realtà la normativa sul mandato d’arresto europeo prevede che se l’autorità giudiziaria che ha in detenzione il ricercato ritiene di non doverlo rilasciare deve informare la magistratura che ha spiccato l’ordine di cattura, affinché venga fissata un’udienza, per dirimere qualsiasi controversia sulla consegna del ricercato. Ma alla procura di Milano non è arrivata nessuna comunicazione del genere.

STRANE VOCI Nulla finché all’inizio di febbraio cominciano a circolare voci e indiscrezioni su un possibile rilascio, arrivate anche ai pm di Milano. A questo punto la procura meneghina ha chiesto al ministero della Giustizia di fare chiarezza, ricevendo comunicazioni inquietanti, secondo cui l’assassino di Annarita Curina sarebbe stato scarcerato in Portogallo in ottobre. L’ex ballerino milanese era evaso due volte dal carcere, sempre approfittando di crepa del sistema penitenziario, che concede chance anche a un ergastolano come lui. La prima dal carcere milanese di Opera, nel 2007, durante un permesso. La seconda nell’aprile 2014 dal penitenziario di Porto Azzurro, sull’isola d’Elba, approfittando di un premio di tre giorni liberi concessi per Pasqua, nonostante l’evasione di sette anni prima. Lo aspettavano speranzosi per le dieci del 21 aprile, giorno di Pasquetta. Invece era svanito. Proprio come adesso, a quanto pare. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA