Juve-Real, il finimondo all’improvviso.
I pugliesi a Torino: «Temevamo attentato»

Juve-Real, il finimondo all’improvviso. I pugliesi a Torino: «Temevamo attentato»
di Maurizio TARANTINO
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Lunedì 5 Giugno 2017, 10:17 - Ultimo aggiornamento: 13:33
Doveva essere una festa, ma si è trasformata in un incubo. La diretta della finale di Champions League, trasmessa in Piazza San Carlo a Torino, dopo il fuggi fuggi generale, causato dal panico, ha contato oltre 1.500, con una decina di persone gravi. Tanti i salentini presenti in piazza, tra cui molti universitari, che all’improvviso sono state trascinate via da una folla impazzita per motivi ancora da chiarire. C’è però chi punta il dito puntato contro l’organizzazione, perché già nel pomeriggio circolava molta birra e, soprattutto, c’erano troppe bottiglie di vetro, come conferma il giornalista tarantino Alessio Pignatelli, arrivato a Torino proprio per vedere la finale con un amico: «Ad un certo punto abbiamo sentito questo rumore sordo, pensavamo fosse la ringhiera: subito una fiumana di gente ha travolto tutto senza fermarsi. La cosa assurda è che i controlli erano molto accurati, verificavano con il metal detector, ma - sorpresa -, appena entrati in piazza abbiamo scorto degli ambulanti vendere birra in bottiglie di vetro. Per questo si è creato un tappeto di cocci acuminati. C’era sangue dappertutto e ci siamo spaventati».
Maria Panico, di Soleto, frequenta l’Università e sabato era con amici in centro: «Eravamo in piazza Castello ed abbiamo visto tutta la folla correre verso di noi, per scappare dalla piazza. Quando chiedevamo nessuno sapeva dirci cosa accadeva, anzi ne abbiamo sentite di tutti colori, dalle sparatorie alle bombe, Abbiamo visto anche alcuni ragazzi sporchi di sangue e abbiamo iniziato a correre anche noi senza capire nulla. So da altri miei amici che in piazza San Carlo hanno iniziato tutti a spingere e ognuno correva senza pensare agli altri, anche a costo di calpestare qualcuno. Sembrava come di vedere dal vivo tutto quello che accade in tv». Anche Moira Coluccia, di Carpignano Salentino, a Torino per proseguire gli studi, è rimasta molto scossa: «È stato un momento di reale panico generale, siamo tutti sotto shock, sia perché dovevamo cercare di salvarci, temendo il peggio, ma anche per le scene di panico e terrore che abbiamo visto nel caos, tra gente che correva e chiedeva aiuto, gente sporca di sangue e isteria totale. Siamo comunque rincuorati dal fatto che non ci sia stato niente di vero e si può quindi dire che possiamo stare “tranquilli” ora, dopo aver appunto appreso che è stato un falso allarme».
Moira ha condiviso queste sensazioni sul suo diario social, dopo un giorno di riflessione: «Sappiamo che potrebbe succedere proprio a noi, ma non ci priviamo della libertà di fare ciò che vogliamo e della nostra quotidianità. Ma la cosa che più mi rende triste è che fino al momento in cui questa tensione ci sarà, non saremo mai davvero liberi di vivere le nostre vite senza essere influenzati. È bastato un gioco di cattivo gusto o il semplice crollo di una ringhiera per risvegliare in noi il terrore che stesse succedendo proprio ciò che vediamo in tv e che forse ci sembra così lontano. È bastato davvero poco per renderci conto di quanto siamo insulsi e indifesi, nel momento in cui pensi che un’altra persona, una persona proprio come te, ti stia sparando alle spalle mentre cerchi di scappare. La paura del terrorismo ieri ha vinto su di noi».
 
Valerio De Luca, di San Vito dei Normanni, invece era a Torino con la ragazza: «Non ci siamo resi conto subito di quanto stava accadendo. Sono andato con la faccia a terra, invece la mia compagna è andata a terra di spalle e ho temuto per lei, che non riuscisse ad alzarsi. Il problema era che c’erano solo tre vie d’uscita da Piazza San Carlo. In quel momento pensi di tutto, ti trovi là e non sai cosa sta succedendo, se c’è un pazzo con un camion, o ci sarà un’esplosione. C’erano bottiglie e vetri dappertutto, tutti invitavano alla calma ma in realtà c’era una tensione incredibile. Ci siamo gettati in alcuni vicoletti e piano piano abbiamo raggiunto l’albergo dove eravamo alloggiati. Un vero e proprio terrore mentale perché non dipende più niente da te. E pensi solo che devi andare via e capire come. È assurdo che una cosa del genere possa succedere per un falso allarme»
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