Inaugurazione anno giudiziario, Pg di Roma: infiltrazioni criminali nel calcio. Canzio: la mafia ormai occupa il Nord

Inaugurazione anno giudiziario, Pg di Roma: infiltrazioni criminali nel calcio. Canzio: la mafia ormai occupa il Nord
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Sabato 24 Gennaio 2015, 10:29 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 11:42
«Crea forte preoccupazione l'infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo del calcio, come emerge da una serie di episodi e di inchieste giudiziarie avviate di recente». È quanto afferma il procuratore generale presso la corte di Appello di Roma, Antonio Marini, nella sua relazione all'inaugurazione dell'anno giudiziario. «In questi ultimi anni i rapporti fra la criminalità organizzata - prosegue Marini - sono diventati sempre più stretti e connotati di ambiguità, soprattutto quelli con la tifoseria degli ultras. Un episodio di questo tipo si è verificato in occasione della finale di coppa Italia del 3 maggio con Gennaro De Tommaso, noto come "Genny la carogna"». Per il magistrato si tratta di «un fatto grave e sconcertante» che «dimostra come la violenza ultras dentro fuori gli stadi non è solo questione di ordine pubblico».

Aumento clamoroso dei reati legati alla prostituzione minorile, sensibile diminuzione delle rapine ma resta alto il numero delle estorsioni e l'endemico fenomeno dell'usura. È lo stato della giustizia a Roma e nel Lazio fotografato nella consueta inaugurazione dell'anno giudiziario. Il pg della corte d'Appello ha snocciolato cifre e puntato l'attenzione su alcune inchieste, in primis quella sulla Mafia Capitale, che hanno caratterizzato nell'ultimo anno l'attività di procura e tribunale e lanciato anche l'allarme sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel calcio.



«In questi ultimi anni i rapporti fra la criminalità organizzata - ha sottolineato - sono diventati sempre più stretti e connotati di ambiguità, soprattutto quelli con la tifoseria degli ultras. Un episodio di questo tipo si è verificato in occasione della finale di coppa Italia del 3 maggio con Gennaro De Tommaso, noto come »Genny la carogna«». «La situazione della giustizia penale nel distretto di Roma si è ulteriormente aggravata - ha detto Marini -. L'esempio emblematico è rappresentato dall'inchiesta Mafia Capitale dalla quale è emerso un sistema di complicità tra politica e criminalità, ampiamente strutturato, capillare e invasivo».



Il magistrato ha aggiunto che «l'inchiesta sul clan Carminati ha messo in luce il crescente intreccio tra mafia e corruzione: un'organizzazione di tipo mafioso capace di intimidire e corrompere politici di ogni schieramento». Altro filone su cui non abbassare la guardia, per il pg è quello della presunta minaccia terroristica di matrice jihadista verso la Capitale, ritenuta come culla del cristianesimo. Per Marini, è quindi «auspicabile l'istituzione di una Procura Nazionale Antiterrorismo al fine di rendere più efficace il coordinamento delle indagini non solo a livello nazionale ma soprattutto a livello internazionale».



Analizzando poi i numeri, da segnalare, proprio nell'anno in cui è scoppiato il caso delle baby squillo, l'impennata del fenomeno della prostituzione minorile. Secondo la relazione i procedimenti in questo ambito sono stati ben 190 a fronte dei 35 iscritti nel precedente anno giudiziario. «Si deve prendere atto di un incremento - afferma Marini - nelle nuove notizie di reato del 442 per cento». Sul fronte delle rapine nell'ultimo anno sono state denunciate 5013 rapine, un dato che è sensibilmente più basso rispetto a quello dell'anno precedente quando le denunce sono state 5453. Nonostante «la complessiva diminuzione - è detto nella relazione - quello delle rapine resta un preoccupante fenomeno delinquenziale diffuso. In particolare sono proseguite le rapine di orologi di valore».



Quanto alle estorsioni si registra un aumento «dei fatti denunciati passati da 794 a 922».
Sensibile anche l'aumento delle usure arrivate a 251 rispetto alle 162 dell'anno precedente. Lo scenario che si presenta nella Capitale e anche quello di un patto «esplicito tra i gruppi criminali presenti a Roma» per «evitare contrasti» anche per quanto riguarda il narcotraffico. «Dalle indagini emerge», ha sottolineato Marini, un accordo «per evitare contrasti che degenerino in atti criminali eclatanti che rischierebbero di attirare l'attenzione degli inquirenti e dei media: meglio trovare un compromesso e continuare a fare affari».




Un altro tema, invece, è stato affrontato dal presidente della Corte d'Appello di Milano, Giovanni Canzio. «È mia ferma e personale opinione, tuttavia, che questa dura prova si poteva risparmiare al Capo dello Stato, alla magistratura stessa e alla Repubblica Italiana». Così Canzio interviene, nella relazione per l'anno giudiziario, sull'audizione di Giorgio Napolitano da parte dei giudici di Palermo. Il prsidente rivolge a Napolitano «un augurio deferente e affettuoso» per una persona di cui «abbiamo ammirato nell'esercizio del suo difficile mandato, il rigore morale e intellettuale, a difesa dei valori costituzionali della Repubblica Italiana».



E aggiunge: «Sento il dovere di rendere onore alla sua persona per avere, con equilibrio e saggezza, saputo salvaguardare la tenuta delle prerogative presidenziali insieme con i valori di indipendenza e autonomia della magistratura, tenendo la barra dritta sul crinale davvero impervio della sua recente audizione, nel palazzo del Quirinale, da parte dei giudici della Corte di Assise di Palermo».



«Non ho intenzione di commentare le dichiarazioni del presidente della corte d'appello di Milano, ma l'utilità della citazione a testimoniare dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è già stata oggetto di valutazione della corte d'assise di Palermo», replica il pm Nino Di Matteo, titolare del processo sulla trattativa Stato-mafia a proposito della dichiarazione del presidente della corte d'appello di Milano, Giovanni Canzio, che aveva definito 'evitabilè la citazione di Napolitano al processo sui presunti patti tra pezzi dello Stato e cosa nostra.
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