Rigopiano, otto persone vive sotto la slavina. "C'è anche una bambina"

Rigopiano, otto persone vive sotto la slavina. "C'è anche una bambina"
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Giovedì 19 Gennaio 2017, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 16:37

Trovata e raggiunta una settima persona sotto le macerie dell'Hotel Rigopiano, travolto dalla slavina, mentre proseguono le operazione per estrarre il terzo superstite del primo gruppo di sei persone individuato dai soccorritori. Più ottimisti i Vigili del fuoco che spiegano d'aver individuate altre persone vive sotto le macerie. Si tratterebbe di un gruppo di cinque persone, anche se il numero è ancora da confermare.

Risultano essere in salvo tre dei dispersi marchigiani che si trovavano nell'Hotel Rigopiano. Sono Domenico Di Michelangelo, 41 anni, di Chieti, poliziotto in servizio a Osimo (Ancona), la moglie Marina Serraiocco, 37 anni, di Popoli, e del loro bambino di 7 anni. Lo conferma il sindaco di Osimo Simone Pugnaloni, che cita fonti 'dei familiari e delle forze di polizià. Giampiero Parete è stato dimesso e ha già riabbracciato la moglie e il figlio, primi estratti dalle macerie, attualmente in osservazione nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Pescara. Il 38enne, che era riuscito a evitare la slavina e ha lanciato l'allarme, è con i suoi familiari ma manca ancora l'altra figlia, la piccola Ludovica, che era con loro.

È Alessandro Giancaterino una delle due vittime accertate della valanga dell'Hotel. Il riconoscimento del corpo è già stato effettuato. Giancaterino era il fratello dell'ex sindaco di Farindola (Pescara), ed era il capo cameriere del resort. Secondo fonti sanitarie dell'ospedale di Pescara, eletto presidio di riferimento per i feriti, al momento sono arrivati nel nosocomio un adulto e un minore. I carabinieri della forestale hanno acquisito le carte sui piani di emergenza e soccorso dell'area Vestina, da Penne verso la montagna, predisposte e attuate dalla Provincia. 




4 MORTI Quattro corpi sono stati estratti dalle macerie dell'hotel Rigopiano di Farindola, la struttura, quasi interamente spazzata via, nella quale ci sarebbero state 35 persone (anche se quelle registrate in questura erano meno: 22 turisti, fra i quali alcuni bambini, e 7 dipendenti). I morti accertati sono dunque tre mentre i superstiti sono due, entrambi fuori pericolo.  



Tra i dispersi, ospiti dell'hotel, una famiglia di Osimo con un bimbo, una coppia di Castignano (Ascoli Piceno), un 25/enne di Macerata con la fidanzata e un ternano di 33 anni. «Ci sono tonnellate di neve, alberi sradicati e detriti - hanno riferito i vigili del fuoco giunti sul posto - che hanno sommerso l'area dove si trovava l'albergo». «Ci sono materassi trascinati a centinaia di metri da quella che era la struttura», ha riferito Luca Cari, responsabile della comunicazione in emergenza dei vigili del fuoco. Il geologo Gian Gabriele Ori, dell'università Gabriele d'Annunzio di Chieti, parla di un'enorme 'colata di detritì che ha travolto l'hotel. 'È un fenomeno raro, che ha acquisito forza e velocità notevoli sotto la pressione della neve abbondante, dalla debolezza del terreno. Il terremoto lo ha innescato, come una miccià. 



Secondo le prime ricostruzioni gli ospiti dell'albergo ieri a fine mattinata avevano raggiunto la hall, pronti per ripartire non appena fosse arrivato lo spazzaneve, che attendevano per le 15.00, ma l'arrivo è stato posticipato alle 19.00 e a quel punto è piombata la slavina. L'allarme era stato dato subito dopo via Whatsapp da uno dei superstiti: 'albergo sommerso dalla nevè. Per raggiungere il resort a quattro stelle di Farindola, in provincia di Pescara, a quota 1.200 metri, il Soccorso Alpino, il primo ad arrivare alle quattro del mattino, ha dovuto usare gli sci. Impossibile invece procedere, fino alla tarda mattinata, per i mezzi che si sono trovati la strada sbarrata da altre valanghe e alberi caduti. 



L'Hotel Rigopiano è stato completamente sommerso dalla neve e dagli alberi trascinati dalla valanga. La massa di neve e detriti ha investito in pieno la struttura da monte, lasciando scoperta soltanto una piccola parte verso valle, da dove sono entrati i soccorritori. Uno dei superstiti, Giampaolo Parete, ha raccontato: 'Sono salvo perché ero andato a prendere una cosa in automobilè. Poi è riuscito poi a lanciare l'allarme. La moglie e i due figli di Parete sono sotto le macerie dell'albergo. 'È arrivata la valanga - ha detto ancora ai sanitari il 38enne, ricoverato in Rianimazione - sono stato sommerso dalla neve, ma sono riuscito a uscire. L'auto non è stata sepolta e quindi ho atteso lì l'arrivo dei soccorsì. 



Aperta un'indagine da parte della Procura di Pescara sulla vicenda della valanga. L'ipotesi al vaglio del pm di turno, Andrea Papalia, per il momento è omicidio colposo. L'Hotel Rigopiano, spazzato via dalla slavina, era gestito dalla società Gran Sasso Resort, a cui lo aveva ceduto, a seguito del fallimento, la società Del Rosso Srl dei cugini Marco e Roberto Del Rosso, ex gestori della struttura. La storia della struttura e della Del Rosso vede, negli anni scorsi,fu segnata anche da un processo per presunto abuso edilizio conclusosi con una assoluzione a novembre, tanto che in paese e lungo la strada che porta all'hotel comparvero dei manifesti - tuttora visibili - in cui oltre agli auguri di buon Natale e felice 2017, si scriveva a chiare lettere 'Hotel Rigopiano: assolti con formula pienà.​



L'ODISSEA DEI SOCCORSI Quando finalmente sono arrivati lassù, a 1.200 metri, in molti sono scoppiati in lacrime: 20 ore di fatica bestiale arrancando tra muri di neve e un vento gelido per trovare un pugno di macerie. Vigili del fuoco, poliziotti, carabinieri, uomini del Soccorso Alpino e della Guardia di Finanza, medici, paramedici e volontari della Protezione Civile hanno impiegato una notte intera per raggiungere l'hotel Rigopiano, una notte infernale e assurda, fatta di dolore e ingegno per risolvere i problemi. Il loro viaggio è cominciato verso le 18 di ieri, quando l'allarme lanciato da Giampiero Parete, uno dei due sopravvissuti, è arrivato nelle centrali operative.

«C'è un hotel completamente isolato in una frazione di Penne», è stata la prima comunicazione. Le colonne si sono mosse dall'Aquila e da Pescara, ma subito ci si è resi conto che salire i tornanti che da Penne portano nel cuore del Gran Sasso, sarebbe stata un'impresa. Da Penne all'hotel, infatti, sono meno di 25 chilometri, massimo mezz'ora di macchina in condizioni normali. Ma non oggi: usciti dal paese, ogni 500 metri la neve aumenta di 20 centimetri. Imboccato il bivio per Fivirola, l'ultimo paesino prima dell'hotel, il silenzio è totale, come il manto bianco che avvolge tutto e che raggiunge il metro d'altezza. I mezzi passano a fatica, alcuni con le catene montate a tutte e quattro le gomme, ma passano.

Attorno alle 19 le avanguardie già sono in contrada Cupoli, quattro case e un bar dove abitano anche alcuni dei dipendenti dell'albergo: mancano solo 11 km al Rigopiano ma la neve raggiunge i due metri e i telefoni cellulari non prendono: i soccorritori parlano tra loro e con le rispettive centrali soltanto via radio. Ed è qui che inizia l'odissea, quella vera. Fatti i due primi tornanti, il muro di neve ai bordi della provinciale copre completamente i cartelli stradali; la strada è ridotta ad un'unica carreggiata: se passa qualcuno nel verso opposto bisogna fare centinaia di metri in retromarcia nella neve e, in diversi punti, gli alberi crollati per la troppa neve riducono ancora l'asfalto percorribile. Si decide così di fermare i mezzi pesanti, si va avanti solo con le campagnole. Ad aprire la strada è una turbina, una macchina che serve a strappare la neve dall'asfalto e spararla di lato. Attorno alle 22 i mezzi imboccano l'ultimo tratto di strada, i 9 km dal bivio di Rigopiano all'albergo. E dietro la prima curva l'avanzata s'arresta: la macchina incontra alberi e rami sulla sua strada. Se prosegue, la fresa - che impiega un'ora per fare 700 metri - si rompe e addio hotel. Tocca ai vigili del fuoco con le motoseghe, aprire la strada.

Sotto la neve che continua a cadere e con almeno 5 gradi sotto zero. Così, non s'arriva. Quattro uomini del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza e del Soccorso Alpino civile, a mezzanotte, si sganciano. Con gli sci con le pelli di foca ai piedi cominciano a salire, lentamente, tra la bufera di neve. Quattro ore d'inferno. «Siamo arrivati stamattina verso le 4 - racconta il maresciallo della Gdf Lorenzo Gagliardi - abbiamo dovuto utilizzare gli sci d'alpinismo per scavalcare i muri di neve. In alcuni punti non si vedeva neanche dove fosse la strada». E quando arrivano su capiscono che la situazione è drammatica. Ma è ancora buio pesto e non possono rendersi conto di quel che lì attenderà poche ore dopo. Riescono, però, a raggiungere i due sopravvissuti, Fabio Salzetta e Giampiero Parete, che solo per un caso si trovavano fuori al momento dell'arrivo della slavina.

Qualche chilometro dietro, intanto, si continua ad avanzare lentamente. La luce dell'alba consente agli elicotteri di alzarsi in volo e finalmente si capiscono le dimensioni della tragedia e le difficoltà di chi deve cercare di salvare più vite possibili. Quelle auto incolonnate tra gli alberi, in un mare di neve, sembrano le vecchie carovane dei pionieri che attraversavano l'Alaska in cerca di oro. Attorno alle 8 del mattino la turbina si ferma: è finito il gasolio. Le riserve ci sono ma sono un paio di chilometri indietro. Così una ventina di vigili del fuoco prede una tanica a testa e torna indietro a piedi nella neve, fa rifornimento dagli altri mezzi e torna indietro, consentendo alla macchina di ripartire. E arriva anche 'il brucò, un mezzo cingolato che può trasportare fino ad otto persone.

È quasi mezzogiorno quando la colonna imbocca l'ultimo chilometro, il più difficile. Gli alberi crollati sono ovunque e una nuova slavina rallenta ancora l'avanzata. «Mai vista così tanta neve. Mai trovata una situazione così difficile» racconta esausto chi scende. Finalmente i mezzi riescono ad aprirsi il varco giusto, ma gli ultimi 300 metri vanno fatti a piedi. Per forza. Viene così creato un 'parcheggiò spazzando via centinaia di metri cubi di neve. E, con la neve alle ginocchia, i soccorritori arrivano finalmente all'hotel e, 20 ore dopo aver cominciato, possono finalmente iniziare il loro lavoro. Verso le 15 qualche mezzo comincia a scendere dall'hotel, a breve arriverà il cambio. Dentro ci sono facce distrutte, stralunate, sconvolte. Come è lassù? «Non c'è più niente». 

DIRETTORE HOTEL: "ERO FUORI PER COORDINARE I SOCCORSI" «Ero sceso per coordinare da Pescara le operazioni di soccorso per lo sgombero neve, poi la situazione alle 17 è precipitata. Per questo non ero lì». Lo ha raccontato a Barbara D'Urso in collegamento telefonico per 'Pomeriggio 5', Bruno Di Tommaso, direttore dell'Hotel Rigopiano, travolto dalla valanga. L'uomo è il nipote di Roberto Del Rosso, gestore del resort. «L'avevo sentito alle 16 - ha detto Di Tommaso - attraverso messaggini, stavo aggiornando i ragazzi sulla situazione. Roberto era preoccupato per la tanta neve». 

Al momento della valanga, ha raccontato Di Tommaso, all'interno c'erano 11 dipendenti dell'albergo e 24 ospiti. «Tutto lo staff era radunato al bar, mentre gli ospiti si trovavano nella hall perché stavano per andare via», ha detto il direttore dell'albergo.

"CLIENTI SPAVENTATI DAL SISMA" «I clienti e le persone presenti all'interno dell'albergo erano spaventate per le forti scosse di terremoto e non tanto per il maltempo e per la neve abbondante.

Ovviamente una slavina era inimmaginabile». Lo dice all'ANSA un amico di Roberto Del Rosso, titolare dell'hotel Rigopiano, con cui ieri pomeriggio, verso le 15, si è scambiato dei messaggi. Il proprietario ha riferito al conoscente dei timori degli utenti per le forti scosse e del fatto che tutti erano pronti a partire, si attendeva solo la turbina. Anche Del Rosso è tra i dispersi.

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