Il vero nodo resta il futuro di Assad. E la Francia adesso vuole processarlo

Il vero nodo resta il futuro di Assad. E la Francia adesso vuole processarlo
di Francesca Pierantozzi
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Giovedì 1 Ottobre 2015, 06:01 - Ultimo aggiornamento: 08:53
PARIGI - Un altro fronte è ormai ufficialmente aperto nella guerra in Siria, e si combatte intorno a un nome: Bashar el-Assad. Carnefice del suo popolo, boia, tiranno da abbattere per francesi e americani, alleato indispensabile per sconfiggere l'Isis per russi e iraniani, è sul ruolo del presidente siriano che ormai si gioca il futuro della lotta contro i terroristi. Ieri, mentre la Russia annunciava i suoi primi raid in Siria, la Francia annunciava l'apertura di un'inchiesta penale contro il presidente di Damasco, considerato responsabile di decine di migliaia di morti. Ma le posizioni, che fino a poco tempo fa sembravano inconciliabili - al fianco o contro Assad - cominciano a diventare meno nette. Un anno di bombardamenti della coalizione a guida americana non ha ottenuto i risultati sperati.

IL CALIFFATO

Il nord-est della Siria resta saldamente in mano alle forze di Daesh, che continua a reclutare combattenti - molti occidentali - organizza centri di addestramento, lancia offensive, raccoglie armi, prepara attentati. Il nemico numero uno non è più Assad, ma Abu Bakr al Baghdadi. Senza contare la crisi dei migranti, l'emorragia di siriani che l'Europa spera di controllare riportando se non la pace, almeno una tregua sull'altra sponda del Mediterraneo. Anche se gli americani continuano a ripetere, che «dopo tanto sangue e carneficine» nessuna alleanza è possibile con Assad, anche se la Francia resta la più inflessibile sulla sorte del presidente siriano, (ancora ieri il premier Valls ha definito «un imperdonabile errore morale» una sua eventuale riabilitazione), qualche concessione potrebbe essere fatta sui tempi del suo allontanamento, ovvero sulla famosa «transizione politica».



Per Vladimir Putin - che dal 2011 martella: «nessuna soluzione in Siria senza un dialogo con Assad» - è una straordinaria occasione di tornare alla ribalta dopo l'isolamento provocato dalla crisi ucraina. Ieri il presidente russo ha mostrato di non agire soltanto con la pressione militare: mentre i suoi caccia bombardavano il territorio siriano, ha fatto sapere che Assad «deve comunque essere pronto a cooperare con l'opposizione».



SCETTICISMO FRANCESE

La politica della mano tesa non convince però i francesi, secondo i quali «la localizzazione dei raid russi in Siria mostra che Mosca colpisce più per sostenere il regime di Bashar el-Assad che per lottare contro Daesh», come ha dichiarato da New York una fonte diplomatica vicina al ministro degli esteri Fabius. Sul fronte anti-Assad si schiera anche la Gran Bretagna. «Se l'azione russa va nel senso dell'azione internazionale contro l'Isis va bene - ha detto il premier Cameron - ma se invece è diretta contro l'Esercito Libero Siriano in difesa del dittatore Assad allora è un grave passo indietro». Per Hollande, almeno fino a qualche settimana fa, non è possibile né perdono né amnistia. Secondo i francesi - e l'inchiesta aperta a Parigi si concentrerà su questo, grazie alla testimonianza e alle immagini di un fotografo siriano - Assad è responsabile della maggior parte dei 240mila morti del conflitto siriano. Di questi, il 40% sarebbero donne e bambini, perché l'esercito non esita a colpire le popolazioni civili per sradicare l'opposizione.



ERDOGAN

Una breccia nel fronte anti-Assad l'ha però aperta il presidente turco Erdogan, che per la prima volta ha riconosciuto che una transizione politica, con il presidente al suo posto a Damasco, può essere argomento di discussione diplomatica. Aperta al dialogo anche la cancelliera Angela Merkel, secondo la quale la priorità è sconfiggere l'Isis ed «è necessario collaborare con tutte le parti in causa».

Assad può contare anche sul sostegno dell'Iran. Il presidente Rohani continua a ripetere che «il primo obiettivo deve essere la lotta al terrorismo e che per vincere l'unica possibilità è rafforzare l'autorità centrale». E non mancano i riferimenti storici: «per combattere Hitler - ha scritto un giornale - è stata fatta un'alleanza con Stalin».