Strage in Tunisia: «Spietato e preciso, sparava ma senza colpire i tunisini»

Strage in Tunisia: «Spietato e preciso, sparava ma senza colpire i tunisini»
di Valeria Arnaldi
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Sabato 27 Giugno 2015, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 10:34
«Era circa mezzogiorno, prendevo il sole sulla spiaggia. Abbiamo sentito delle esplosioni, ma sul momento abbiamo pensato fossero petardi. Nessuno ha reagito. Poi c'è stato un secondo colpo. Lì è scoppiato il panico». È la paura la protagonista delle parole e dei ricordi di Marie-Astrid, francese in vacanza a Sousse, in Tunisia, mentre racconta l'attacco all'hotel Imperial Marhaba in cui soggiornava, e soprattutto la disperazione di chi cerca un riparo contro un orrore che non vede ma sente molto vicino. «Siamo tornati a rifugiarci in hotel, in camera. Abbiamo messo i letti contro la porta - prosegue - Dopo circa trenta minuti siamo riusciti a raggiungere la reception. Ci hanno detto che l'esercito e la polizia stavano tentando di intervenire». Grégoire, altro francese in vacanza che stava giocando a beach-volley, è stato più lento ad allontanarsi dalla riva. Nel tentativo di capire cosa stesse succedendo, ha guardato tutto. E tutti. «Alla seconda detonazione - dice - le persone hanno capito quello che stava accadendo e hanno iniziato a correre. Ero in mezzo alla sparatoria, c'erano corpi a terra. Abbiamo cercato un nascondiglio. Credevamo che qualcuno sarebbe venuto a ucciderci. Eravamo paralizzati dalla paura».



LA CORSA AI RIPARI

Il primo pensiero è il medesimo per chiunque si trovi nella zona: cercare un riparo. Il secondo, tentare di avere informazioni, capire chi siano le vittime e, soprattutto, quante speranze ci siano di salvarsi. I racconti dei testimoni sono frammentati. «L'attentatore era un ragazzo, con un paio di pantaloncini, sembrava un turista come gli altri». Aveva nascosto il kalashnikov dentro un ombrellone. «Poi - proseguono - ha iniziato a sparare contro gli stranieri, tentando di evitare i tunisini. Era preciso e spietato». Le prime immagini arrivano dalla pagina instagram di un turista moscovita, Petr: sono scatti che ritraggono alcune vittime in spiaggia, tra gli ombrelloni, accompagnate dall'hastag in russo che rimanda alla televisione tunisina.



«Ho capito che stava accadendo qualcosa di strano quando gli agenti correvano verso la spiaggia - racconta - così li ho seguiti, è stato lì che ho visto due donne e un uomo sulla sabbia, sembravano morti». I terroristi hanno raggiunto la spiaggia in barca e poi «hanno iniziato a sparare contro chiunque fosse a tiro». Sarebbero state quelle prime vittime a dare il tempo agli altri di capire. E scappare. «Eravamo in acqua - dichiara Elizabeth O'Brien, turista irlandese, che quando ha sentito gli spari ha preso per mano i due figli e si è data alla fuga - sono uscita di corsa dal mare. Erano circa le 12, ho sentito degli spari, pensavo che fossero fuochi di artificio e poi quando ho visto la gente correre... ho pensato, mio Dio, è una sparatoria». «Abbiamo sentito una forte esplosione - conferma David Schofield, inglese - Le persone correvano da tutte le parti». Anche il connazionale Gary Pine ha pensato a uno spettacolo pirotecnico, organizzato dall'albergo vicino: «Poi c'è stata una fuga di massa dalla spiaggia». Il figlio gli ha detto di aver visto delle vittime sulla riva. Corsi in albergo, i turisti hanno seguito le direttive dello staff: chiudersi a chiave nelle stanze, poi raggiungere la reception. Steve Johnson, invece, ha cercato di darsi da fare: «Eravamo sulla spiaggia, come d'abitudine... Io e un mio amico abbiamo detto: sono spari, andiamo, e abbiamo urlato a tutti quelli che avevamo vicino di scappare». Poi, «abbiamo cercato di organizzare le persone in modo che stessero al riparo, lontano dalle finestre e lo staff ha chiuso le porte. Siamo rimasti così fino a quando non abbiamo visto arrivare la polizia ma per uscire fuori abbiamo atteso che ci dicessero che ormai eravamo al sicuro».

LA POLIZIA



Gli agenti stavano rimuovendo dei corpi, molti corpi, sottolinea, dalla piscina. John Yeoman ha usato twitter per documentare il terrore di quei momenti, tenendo una sorta di cronaca puntuale dei fatti, tra cose viste e rumori sentiti. «C'è una sparatoria in spiaggia al nostro albergo, va avanti da circa venti minuti», è il suo primo tweet. «Eravamo in piscina quando abbiamo sentito i colpi di un'arma automatica. La gente correva urlando che c'era un uomo armato in spiaggia». Il resto è la cronaca di una fuga disperata. E fotografata. «Speriamo che sia sufficiente», è la didascalia con cui accompagna l'immagine del letto poggiato contro la porta per far sì che sia più difficile buttarla giù, nel caso in cui qualcuno tenti di entrare.



NESSUNO IN STRADA

Il panico prosegue per ore, tra i commenti di amici e conoscenti che chiedono notizie. A sera, ormai al sicuro, scrive di non preoccuparsi, di pensare alle vittime, lui e sua moglie ora andranno a "ubriacarsi". Festeggeranno il fatto di essere - ancora - vivi. Intanto, gli hotel vicini hanno potenziato le difese per tenere al riparo i propri ospiti. Anche dalle notizie su ciò che sta accadendo poco distante. «Abbiamo rafforzato ulteriormente le protezioni all'accesso per la nostra spiaggia - spiega Anice M'Gribi, direttore commerciale di una catena d'alberghi nella stessa area dell'hotel colpito - è stato veramente un dramma, un colpo duro, molto duro». «Non c'è più nessuno in strada», aggiunge Jebr Turki, titolare del ristorante l'Escale. Solo le vittime.