Sciopero all'Opera, sindacati spaccati
I ribelli: Marino ci riceva o salta la prima
Il sindaco: già stanziati 16 milioni

Sciopero all'Opera, sindacati spaccati I ribelli: Marino ci riceva o salta la prima Il sindaco: già stanziati 16 milioni
2 Minuti di Lettura
Martedì 25 Febbraio 2014, 16:04 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 09:22
Sull’Opera di Roma braccio di ferro tra Ignazio Marino e i sindacati . «O il sindaco ci riceve o salta la prima della Manon Lescaut» hanno annunciato i rappresentanti Fials Cisal. Ma Marino non intende cedere alle richieste del sindacato di minoranza: «Il Campidoglio ha impegnato 16,5 milioni di euro per il Teatro: una cifra notevole in un momento di gravissima crisi economica, con 50mila famiglie a rischio abitativo e con il 40% di disoccupazione giovanile. Se di fronte a tutto questo continua un clima di conflittualità io rimango davvero perplesso e non comprendo».



Il sindaco chiede un « atto di responsabilità da parte di tutti. Abbiamo deciso di investire così tanto perché ci teniamo all’eccellenza. La mia volontà è quella di seguire ogni percorso necessario affinché il teatro lirico sia sempre più un luogo di successo culturale». E poi l’appello ai dipendenti:«Chi lavora con altissima qualità all’Opera si deve rendere conto che in questo momento ci sono decine di migliaia di persone che non hanno lavoro e che hanno addirittura il problema della casa. Per il Comune - conclude Marino - investire 16,5 milioni di euro è un impegno davvero notevole».



«Non vogliamo scioperare, ma non abbiamo una leva per scongiurare lo stato di agitazione - dice Lorella Pieralli della Fials Cisal del Teatro dell’Opera -. Ci vorrebbe una convocazione dal sindaco, perché non riconosciamo Fuortes, l’uomo sbagliato nel posto sbagliato». La sindacalista spiega che Slc Cgil, Fials Cisal e Libersind Confsal vorrebbero - malgrado l’ipotesi di messa in liquidazione del teatro - revocare l’annunciata agitazione che potrebbe far saltare giovedì 27 la prima diretta da Muti, «ma ancora non possiamo farlo perché aspettiamo un confronto con le istituzioni. E il silenzio del maestro Muti su questo è eloquente». Dunque l’agitazione va avanti «a meno che il sindaco Marino, il neo ministro Franceschini e il governatore Zingaretti non decidano di ascoltare la voce disperata di questi lavoratori», aggiunge.