Alessandro in Canada, Giulia in Argentina. I giovani emigranti senza nostalgia

Alessandro in Canada, Giulia in Argentina. I giovani emigranti senza nostalgia
di Cristina Montagnaro
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Mercoledì 11 Dicembre 2013, 12:36 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 11:18
Oggi un giorno perfetto per volare canta Francesco De Gregori nella canzone “Ragazza del ‘95” e chiss se la melodia avr risuonato nelle orecchie dei giovani che hanno deciso di vivere e lavorare altrove. L’Italia di oggi offre poco ai ragazzi ed è cosi che sono molti quelli che preferiscono lasciare il nostro paese. Santiago del Cile, Vancouver, Luanda ma anche Europa, Parigi e Londra sono alcune delle città prescelte dai ragazzi per trovare la propria autonomia.



Giulia, 29 anni, otto mesi fa ha lasciato Roma e si è trasferita in Cile, dove lavora in una società di consulenza. C’è Aldo, 30 anni, romano che è professore di fisica quantistica all’università di Londra. Riccardo, qualche anno in più, che stanco del lavoro che svolgeva, ha preso un anno sabbatico e ha viaggiato per il mondo e ora è titolare di una piccola società di consulenza aziendale in Angola, a Luanda. Alessandro, triestino, ha iniziato con un corso d’inglese a Vancouver ed è rimasto lì, riuscendo a coniugare la sua passione per lo sci con il lavoro di consulente finanziario.

E poi c’è Umberta, 31 anni, esuberante romana che vive a Parigi e sta provando a fare il lavoro dei suoi sogni: l’attrice. Giulia, giornalista free-lance che a Buenos Aires, ha fondato un’agenzia di notizie e insegna la nostra lingua agli argentini.



Sono sempre di più gli italiani che sono residenti all’estero, secondo i dati del ministero dell’Interno sono circa 4 milioni e mezzo nel 2013, il 7,3 percento dei circa 60 milioni residenti nel nostro paese. Sono aumentati del 3,1 percento rispetto all’anno precedente. Lasciano il Bel paese per studio o lavoro. Ma che cosa cercano i ragazzi andando altrove? Mario Morcellini, direttore del dipartimento comunicazione e ricerca sociale della Sapienza, spiega: «Cercano qualcosa di sospeso tra realtà e rappresentazione, che la realtà contemporanea non gli permette molto spesso di raggiungere. E poi sono spinti dalla rinuncia al clientelismo, che da noi è imperante. Vogliono rompere i rapporti clientelari in chiara polemica con la rappresentanza politica».

E infatti Riccardo, laurea in economia e un master, ha deciso di partire proprio quando si è accorto di non essere soddisfatto del proprio lavoro. Si è detto: “O adesso o mai più”. Ed è così che si è licenziato e ha preso un anno sabbatico per girare il mondo. La sua voglia di curiosità e di riscatto lavorativo l’ha portato in Kenya e poi in Angola, a Luanda, dove risiede da quasi 10 anni. Oggi è titolare di una piccola società di consulenza alle imprese, con due dipendenti del luogo ed è sposato con una ragazza angolana.

Quello che invece ha spinto Giulia a decidere di partire e trasferirsi a Santiago del Cile, è stata la sua curiosità verso le novità e il desiderio di mettersi alla prova. Laureata in ingegneria gestionale, ha voluto da sempre fare un’esperienza di vita all’estero per poi sottolinea “tornare in Italia, che è l’unico posto dove potrei vivere con la mia famiglia”.

Ora lavora in un grattacielo con vista sulle Ande e ha ritmi di lavoro più tranquilli e confida: «Qui i miei coetanei non soffrono lo stress e sognano ancora per il loro futuro. Io vado a lavoro in bici e sono rientrata in possesso della mia vita, ho tempo per me e per gli amici. Ai giovani che rimangono in Italia, vorrei dire che non c’è nulla da perdere, ma sola da guadagnare».



Anche Aldo, 32 anni, laurea in fisica teorica della materia all’università Sapienza di Roma, ha lasciato amici, casa e famiglia, perché si è reso conto che per continuare la carriera accademica avrebbe dovuto abbandonare Roma. Ha lavorato in un’ azienda aerospaziale nella Capitale e ha capito che il suo vero desiderio era quello di fare ricerca. Ed è così che, affrontando tutte le difficoltà ha deciso di partire per la Germania, dopo aver fatto un colloquio con l’università di Francoforte, che l’ha scelto e gli ha offerto un contratto di ricercatore associato per 5 anni.

Ora continua la sua ricerca a Londra, alla Royal Halloway Universirty of London. Aldo si occupa di studiare le proprietà quantistiche, applicate a nuovi materiali, con prospettive nelle nanotecnologie.

Come dimostra la sua testimonianza il nostro livello di istruzione è altissimo e infatti Mario Morcellini sottolinea: «Riguardo la cosiddetta fuga di cervelli, un aspetto che i media non mettono in luce, è il buon funzionamento del sistema formativo italiano, perché se i nostri giovani sono scelti all’estero è perché valgono. Il sistema formativo italiano è fortemente competitivo rispetto a quello dell’estero».

Molto spesso tutto inizia con stage, corsi di lingua o Erasmus. Alessandro, triestino laureato in economia ha cominciato con un corso d’inglese in Canada, a Vancouver. Dopo aver conseguito il master Mba in Canada è tornato per poco tempo in Italia, giusto per accorgersi che avrebbe avuto più opportunità fuori. Ora fa il consulente finanziario proprio a Vancouver, dove racconta che c’è una maggiore possibilità di fare amicizie di ‘networking’.

«Ad un party, dopo l’Mba – racconta Alessandro - ho fatto conoscenza con un ragazzo sloveno, che lavorava in uno start up a Vancouvuer. Mi disse che stava cercando sciatori che testassero un prodotto; io, essendo maestro di sci, mi sono immediatamente proposto ed è così che mi sono ritrovato in Oregon a sciare per tre giorni, completamente spesato».

Anche Umberta, 32 anni attrice ha iniziato tutto con l’Erasmus a Parigi, 7 anni fa. «Dopo la laurea in economia mi sono resa conto che qui è tutto più dinamico e allora ho provato a rimanere per realizzare il mio sogno: fare l’attrice. Mi mantengo grazie ad un lavoretto part-time e ho il pomeriggio libero, così posso andare alle prove, fare dei casting e avere il tempo per contattare registi, per promuovere me stessa».

C’è poi Giulia, 31 anni, giornalista free-lance e coofondatrice di Pangea news, agenzia di notizie dell’America Latina che due anni fa, grazie ad uno stage all’Ansa di Buenos Aires è rimasta affascinata dalla realtà latino-americana e dalla città viva e priva di formalismo.

Ed è così che ha deciso di rimanere lì e provarci. Ora, oltre a fare la giornalista insegna anche italiano agli argentini e afferma: «E’ bello mettersi alla prova, può essere dura, ma ne vale sicuramente la pena dà delle belle sensazioni»



Ed ecco allora che sorge il dilemma: rimanere o andare via?