Sanremo, poker di favoriti: Gualazzi, Malika, Chiara e Modà

Malika Ayane
Malika Ayane
di Marco Molendini
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Lunedì 11 Febbraio 2013, 20:48 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 18:21

Anche al Festival, prima del voto valgono i sondaggi. In questo caso sotto forma di scommesse, come per i cavalli. E cos la gara, in attesa di cominciare domani, ha gi dei pretendenti vincitori, con tanto di quotazioni. A dominare (secondo criteri intuitivi , visto che le canzoni ancora non sono state ascoltate) sono l’ormai veterana Malika Ayane (terzo Festival), i Modà (che tornano dopo aver sfiorato la vittoria due anni fa), entrambi dati a 4,50, Chiara Galiazzo (fresca di X Factor) e il pianista swingante Raphael Gualazzi (altro ritorno) dati attorno al 5.

Gli scongiuri, in questo caso, sono inevitabili, secondo la regola che è meglio tenere nascoste le speranze più ambiziose. «Mannaggia, lo dicono in troppi», si lamenta Malika Ayane. Ma c’è poco da stupirsi se sia già diventata una superprotagonista festivaliera: c’è la qualità della voce, c’è una carriera breve ma senza passi falsi, si è fatta persino bionda forse pensando che gli uomini preferiscono le bionde (e chissà che non succeda anche con le giurie).

Malika, allora, vola basso: «Penso che la cosa migliore sia quella che mi è capitata nelle scorse edizioni. Mi piacerebbe mettere un altro mattoncino e entrare nell’età adulta della mia carriera». Come proposito non è poco. Intanto ha come scorta due canzoni firmate Giuliano Sangiorgi, voce spericolata dei Negramaro. «Sono due pezzi scritti appositamente per me. Per non creare una sorta di concorrenza interna, ho scelto due brani scritti dalla stessa mano». Sorride Malika, quasi a voler mascherare i brividi dell’ansia.

Certo è che questo, oltre che il Festival di Fazio, potrebbe anche diventare il Festival di Caterina Caselli. Non a caso c’è lei dietro la carriera di Malika e c’è ancora lei dietro l’ascesa di Raphael Gualazzi che, dopo due anni, torna all’Ariston senza nascondere ambizioni. Non che sia diventato uno sfacciato: il ragazzo continua a mostrare una disarmante timidezza (lui precisa «che si tratta di semplice educazione»). Da un disco (Happy mistake) pieno di riferimenti jazzistici, ha scelto una ballad ammiccante come Sai, che ha tutte le carte in regola per puntare alto, anche perché ha una formidabile confezione, firmata da uno dei maghi arrangiatori americani, Vince Mendoza.

Invece nel secondo pezzo, Senza ritegno, torna a un clima più swingante e spensierato. «Caterina ha seguito con me tutta la nascita dell’album – riconosce -, anche se poi ho fatto molto per mio conto visto che non solo l’ho scritto, suonato e cantato, ma pure prodotto e arrangiato». Anche Malika rivendica autonomia rispetto alla sua talent scout: «La ascolto, ma se non sono d’accordo glielo dico». I Modà invece tornano con i due pezzi più sanremesi del lotto, Come l’acqua dentro il mare e Se si potesse non morire. «A Sanremo bisogna andare per comunicare al meglio» è convinto Kekko Silvestre, il frontman del gruppo («ma siamo una band molto democratica»).

E poi ribatte: «Ci hanno detto che abbiamo due pezzi furbi. E perché due canzoni radiofoniche devono essere furbe? Certo, si adattano alla vetrina di Sanremo e sono legate alla tradizione della canzone melodica». Insomma, anche loro, fatta la debita tara, alla vittoria ci pensano: «Ma – insiste Kekko – ogni volta ci danno per favoriti e poi non vinciamo, come è capitato con Arriverà nel 2011, quando siamo arrivati secondi». Quest’anno, poi, non sarà solo il televoto a sanzionare il vincente, visto che nella tornata finale entrerà in ballo la giuria di qualità: «Meglio così, partiamo tutti alla pari – riflette Silvestre –, almeno non ce ne faranno una colpa. Certo, non posso dire alla gente di non votarci».

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