Addio a Piantadosi e ai burattini al Gianicolo

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Giovedì 7 Giugno 2012, 18:51 - Ultimo aggiornamento: 19:04
Cara Redazione, come ogni giorno da tanti anni ormai compro il Messaggero. Tale passione nacque da quando si pu dire avevo 15 anni e oggi come allora lo trovo interessante, completo, semplice da sfogliare in ogni sua parte.



Ma una cosa che mi ha lasciato un po' amareggiato mercoledì mattina: non veder pubblicato nemmeno uno straccio di poche righe sul giornale, di chi come tante figure di ieri e di oggi, è stato parte importante della nostra città.



Mi riferisco alla morte di Carlo Piantadosi, il creatore dei burattini al Gianicolo. 60 anni di storie, oltre che partecipazioni teatrali in famosi opere, e televisive in programmi importanti. Lo ritengo come tanti e tanti un pezzo di storia con il quale nonni, figli e nipoti sono cresciuti andando la domenica a vederlo e passando un momento di spensierata allegria.



Quanti di voi sinceramente hanno avuto modo di conoscerlo, e sono sicuro se dico che siete in molti, tanti, hanno nel cuore il ricordo di quei momenti? Quanti ci andavano da piccoli portati dai loro genitori e successivamente portandoci i propri figli? Eppure sono 60 anni di storia, successi e riconoscimenti che non sono e NON possono passare inosservati.



Mi accorgo tante volte che ci sono articoli secondo il mio pare di "secondaria importanza", come se a volte non esistessero effettive novità da poter riempire il quotidiano in modo sensato, anziché schiaffare qualche riga di chissà quale avvenimento che magari nessuno leggerà mai.



Credo che sia giusto nel rispetto di un uomo che a contribuito a fare grande la città, dedicargli perlomeno qualche riga giusto "per grazia ricevuta".



Mercoledì ci sono stati i funerali e devo dire che c'era tanta gente, tra chi l'ha conosciuto attraverso il teatrino e chi gli era amico o parente.



Io ero un semplice spettatore, come tanti, che ha voluto rendergli omaggio.



Vi garantisco cari Signori, che questo personaggio famoso in tutta Roma e non solo a Monteverde, ha saputo lasciare un ricordo della semplicità di una tranquilla domenica dove le famiglie trascorrevano un po' di tempo, tornando a casa con un sorriso in più sulle labbra: il loro e quello dei loro figli. E chissà ....forse c'eravate anche voi.



Saluti



Roberto


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