Boy scout bloccati in mezzo alla neve:
notte al gelo, in tre finiscono all'ospedale

Il rifugio Biella immerso nella neve
Il rifugio Biella immerso nella neve
di Simona Pacini
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Lunedì 25 Luglio 2011, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 19:27
BOLZANO - Erano partiti dal lago di Braies con obiettivo Lagazuoi, ma la loro escursione si interrotta nei pressi della Forcella Sora Forno, ancora in territorio altoatesino. Brutta avventura per un gruppo di 13 scout milanesi, tutti ragazzini con due accompagnatori ventenni, rimasti bloccati in mezzo alla neve, senza avere l’attrezzatura adatta, a un’ora di distanza dal rifugio Biella, alla Croda del Becco, dove avrebbero voluto pernottare.



L’escursione, lungo un tratto dell’Alta via numero 1, non sembra essere stata preparata a puntino. I giovani non avevano infatti guardato le previsioni del tempo che indicavano chiaramente nevicate da 1700 metri in quota. Trovatisi a 2200 metri di altezza, in mezzo alla neve e alla nebbia, infreddoliti e senza poter proseguire né tornare indietro, alle 5.30 di ieri mattina hanno chiamato il Suem 118 di Belluno che ha prima allertato il capostazione del soccorso alpino di Cortina, Mauro Dapoz, che a sua volta, verificato dove erano bloccati, ha rinviato il caso al collega altoatesino competente per territorio.



La chiamata alla stazione di Dobbiaco è arrivata pochi minuti prima delle 6. Da lì sono partiti subito 17 soccorritori avviandosi a piedi, dato che il maltempo non permetteva l’intervento dell’elicottero. Sul posto hanno trovato il gruppo di scout infreddoliti e sofferenti. Tre di loro sono stati portati all’ospedale di San Candido per un principio di ipotermia. Il medico del Soccorso alpino, non avendo con sé tutti gli strumenti necessari, ha ritenuto più sicuro un passaggio di controllo per la struttura ospedaliera. Gli altri dieci giovani sono stati accompagnati all’ostello della gioventù di Dobbiaco.



Inizialmente il gruppo aveva espresso l’intenzione di continuare l’escursione che li avrebbe condotti fino al Lagazuoi, a Cortina d’Ampezzo e chiedeva di essere accompagnato fino al rifugio Biella, dal quale li separava ancora un’ora di cammino. Ma sono stati sconsigliati dal proseguire. «Non abbiamo brontolato loro - precisa Norbert Pahl, capostazione del soccorso alpino di Dobbiaco - non sarebbe servito a nulla. Lo sanno da sé che hanno sbagliato, si spera che questa esperienza serva loro per il futuro».
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