Ministeri al Nord, rivolta anti-Lega
Tremonti-Berlusconi, è gelo sul fisco

Cota, Polverini, Bossi e Alemanno (foto alessandro Di Meo - Ansa)
Cota, Polverini, Bossi e Alemanno (foto alessandro Di Meo - Ansa)
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Mercoledì 8 Giugno 2011, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 00:24
ROMA - La Lega insiste. Il ministro Roberto Calderoli ha depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per spostare i ministeri da Roma al Nord, facendo
scoppiare un putiferio anti-Carroccio.



«Proposta di legge sulla territorializzazione dei ministeri e delle altre amministrazioni centrali». E' questo il titolo della legge di iniziativa popolare proposta dalla Lega per mano di Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione legislativa, per spostare i ministeri al Nord. L’avvio della raccolta delle 50 mila firme necessarie per presentarla in Parlamento comincerà il 19 giugno a Pontida, il pratone dove si svolge il tradizionale raduno leghista.



Oggi al vertice di palazzo Grazioli il premier Silvio Berlusconi ha ribadito che l'idea è quella già emersa ieri nel corso del vertice di Arcore e cioè di dislocare al nord gli uffici di rappresentanza di alcuni ministeri, forse con funzioni operative.



Si procederà con dei semplici decreti ministeriali per la creazione di «sedi periferiche di rappresentanza» dei dicasteri delle Riforme e della Semplificazione normativa. L'intesa è stata raggiunta ieri sera durante il vertice fra Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Giulio Tremonti e Roberto Calderoli. Quello della dislocazione di uffici ministeriali, spiegano fonti della maggioranza, è stato uno dei temi affrontati durante l'incontro a palazzo Grazioli. Il timore della Lega, che vuole portare a casa un risultato da spendere al raduno di

Pontida, era di non far cadere la questione nel dimenticatoio. E così, durante l'incontro, si è ragionato su come, tecnicamente, risolvere la questione. E la quadra, riferiscono le stesse fonti, è stata trovata proprio grazie allo strumento del decreto ministeriale, che non necessita di passaggi in Consiglio dei ministri ed è di esclusiva competenza dei singoli ministri. Tempi e modalità di apertura degli uffici, riferiscono le fonti, dipenderanno dai singoli responsabili, e cioè da Bossi e Calderoli, anche se qualcuno arriva a sbilanciarsi, prevedendo che già domani al Cdm possa esserci novità importanti sul decentramento dei dicasteri con un decreto della presidenza del Consiglio ad hoc.



Determinato ad andare avanti per altri due anni, il premier avrebbe poi ribadito la necessità di dare un segnale all'elettorato entro l'estate sul fronte fiscale, annunciando una riforma di peso. Perché solo così si può rilanciare l'azione dell'esecutivo. Per questo motivo il presidente del Consiglio sarebbe tornato a fare pressing su Giulio Tremonti (durante il vertice di ieri sera) sollecitando una proposta che possa accontentare Lega e Pdl, senza mettere a rischio la tenuta dei conti pubblici e nel rispetto dei "paletti" imposti dall'Ue.



Ma intanto l’intero mondo politico è già entrato in fibrillazione. Il presidente della Camera Gianfranco Fini giudica un errore l’iniziativa leghista, capace di vanificare il federalismo. Durissima la presidente della regione Lazio, Renata Polverini, mentre il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in una intervista al Messaggero avverte: o c’è un chiarimento a livello governativo oppure Calderoli deve presentare le dimissioni.



Alemanno, da Washington dove ha firmato un accordo con il sindaco della capitale Usa, Vincent Gray, ha poi annunciato oggi che studierà alleanze «a prescrindere dalle appartenenze politiche» per bloccare il trasferimento dei ministeri da Roma. Il sindaco ha detto che l'iniziativa della Lega va bloccata e per farlo vanno esplorate «tutte le disponibilità». Il sindaco non è entrato nei dettagli, limitandosi a dire che alleanze potrebbero essere strette «con la presidente della Regione Renata Polverini», e forse con altri.



Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ha intanto lanciato un appello al sindaco e alla presidente del. «Propongo di vederci - ha detto - di unire le istituzioni e insieme convocare i parlamentari di Roma e del Lazio, di tutti gli schieramenti, per trovare una posizione comune». «Di fronte a quanto sta accadendo le istituzioni devono essere unite. Con quest'ultima proposta il rischio è, nella migliore delle ipotesi, che si perda tempo, nella peggiore è che al posto del federalismo ci sia un confuso riposizionamento dei ministeri per l'Italia».



«I ministeri la Lega una volta voleva ridurli. Adesso fanno accattonaggio», ha commentato ieri il leader del Pd, Pier Luigi Bersani. «Giudicheranno i leghisti», ha aggiunto Bersani. «Devono pur far credere qualcosa ai loro elettori. Poveretti», ha aggiunto Rosy Bindi.



È ancora stallo sul taglio delle tasse. Il vertice a sorpresa di ieri notte tra Berlusconi, Bossi e Tremonti si sarebbe concluso senza apprezzabili novità, tanto da costringere i tre interlocutori a riaggiornare la riunione nei prossimi giorni. Il pressing del Cavaliere e del Senatur sul responsabile del Tesoro non ha dunque sbloccato la situazione alzando la temperatura del confronto e, verosimilmente, l'irritazione del presidente del Consiglio e del leader dei lumbard verso il ministro dell'Economia. «Tutti sono alla ricerca di una soluzione per coniugare rigore e sviluppo, ma ancora non si trova: la verità è che siamo in una situazione di stallo». A sentire lo sfogo di un dirigente del Pdl, il nuovo vertice che - per la seconda volta in appena tre giorni - ha visto riuniti Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e Giulio Tremonti (presente anche Roberto Calderoli), non ha smosso di una virgola la linea rigorista del ministro dell'Economia. Difficile dire con esattezza come sia andata, visto che i quattro protagonisti hanno mantenuto il massimo riserbo.



Da notare, in primo luogo la solitudine di Berlusconi
che stavolta, a differenza di lunedì scorso, non si è fatto accompagnare da Angelino Alfano. Un'assenza che ha colpito più di qualcuno nel partito, tanto che nell'incontro di oggi a palazzo Grazioli con i vertici del partito la questione è stata sollevata. È stata una cosa improvvisa, Bossi mi ha chiamato chiedendo di vedermi, avrebbe argomentato il premier senza tuttavia convincere del tutto i presenti, perplessi per l'assenza di pidiellini ad un vertice così importante. L'unica intesa raggiunta ieri sera, ma anche questa non è una grande novità visto che l'idea era nata ad Arcore, è stata sul trasferimento di «uffici di rappresentanza» dei dicasteri di Bossi e Calderoli al Nord. È stata anche trovata la soluzione tecnica, sotto forma di decreti ministeriali. Difficile però che il trasloco, da solo, soddisfi la base leghista, ansiosa di una svolta da parte del leader del Carroccio. Soprattutto sul fronte dell'economia, sul quale si è ancora in alto mare. Tremonti, infatti, ha ribadito a Berlusconi e Bossi che la priorità deve essere il pareggio di bilancio promesso all'Europa, ma soprattutto atteso dai mercati. Non rispettare l'impegno, avrebbe argomentato, sarebbe un suicidio. Obbligo che nè il premier, nè tantomeno il Senatur, mettono in discussione.



Le divergenze, però, emergono sulla possibilità di accompagnare la manovra triennale con altre misure tese allo sviluppo ed in particolare di alleggerimento fiscale almeno per alcune categorie. Su questo, il Tesoro non intende sbilanciarsi, limitandosi a dire che solo dopo avere fissato la 'road map' triennale per arrivare al pareggio nel 2014 si potrà pensare alla legge delega sulla riforma fiscale. Berlusconi e Bossi, invece, vorrebbero avere qualcosa da 'rivendersì subito o almeno delle garanzie che qualcosa sarà fatto per riconquistare l'elettorato deluso. Ma Tremonti nicchia e non si è ancora esposto sulla possibilità di collegare la legge delega alla legge di stabilità, desideroso di non inviare messaggi sbagliati agli investitori. Posizioni ancora divergenti, dunque. Tanto che, secondo qualcuno, lo sfogo del Cavaliere - che si è detto stufo dei continui «ricatti» e desideroso di fare le riforme perchè altrimenti è meglio andare al voto - , sarebbe un messaggio rivolto non solo ai parlamentari assenteisti che hanno mandato sotto il governo due volte, ma anche a via XX settembre. E anche il leader leghista, così come lunedì scorso ad Arcore, non sarebbe tanto soddisfatto del 'murò eretto dal ministro dell'Economia. Dando credito alla tesi di chi, nel Pdl, teme un Senatur pronto ad annunci clamorosi (tradotto, minacce) durante la kermesse di Pontida. Ciò nonostante il fatto che i fedelissimi del Cavaliere confidino ancora nell'asse Cavaliere-Senatur, convinti semmai che siano i luogotenenti leghisti a tramare alle spalle del premier, magari nella speranza di un qualche governo tecnico. L'impressione, tuttavia, è che la partita sia ancora lunga. Il pressing di Berlusconi e Bossi su Tremonti (la tesi di un gioco delle parti fra il Senatur e il Professore per mettere nell'angolo il premier trova sempre meno adepti), insomma, non è che all'inizio. «Berlusconi è convinto che alla fine si convincerà, anche perchè Tremonti è sulla stessa barca e non può certo volere che affondi», spiega un maggiorente del Pdl. Il titolare del Tesoro, intanto, è salito al Quirinale per informare Giorgio Napolitano dei «criteri generali» per rispettare l'impegno europeo di un pareggio di bilancio nel 2014. Ma senza portare una documentazione o bozze di manovra.
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