“Morti e sepolti” di Guido Barbujani
Desaparecidos, la storia si spalanca

“Morti e sepolti” di Guido Barbujani Desaparecidos, la storia si spalanca
di Lucilla Noviello
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Giovedì 24 Febbraio 2011, 17:50 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 20:21
ROMA - “Torture: vi fa comodo credere che queste azioni siano commesse da belve disumane, eh? E’ il contrario". “Per compierle occorre maturità; profonda conoscenza di sé; controllo delle emozioni. Ma soprattutto valori: disporre di valori che ci permettano di collocare l’uccisione, la tortura, in un quadro in cui trovino piena giustificazione.” Con una scrittura asciutta, forte e sicura come i fatti che Guido Barbujani racconta nel suo romanzo Morti e sepolti, edito da Bompiani, un aspetto della storia dell’Argentina contemporanea si spalanca, senza decori, davanti ai nostri occhi. Parlano i personaggi vivi – coloro che a lungo, per anni, hanno ricercato i familiari scomparsi – ma parlano anche gli assassini. I rappresentanti dell’esercito, i torturatori, usano la parola in forma diretta, svelano le motivazioni razionali e terribilmente politiche che hanno reso possibili le loro azioni.



E a tutto questo dialogare fanno da sfondo le continue riflessioni del protagonista che pacatamente medita sulla memoria, sulle cause e sugli effetti degli eventi storici e di quelli apparentemente più semplici delle vite umane. Esiste realmente un modo per rendere la morte men dura e fare dei sepolcri un luogo caro? Foscolo sembra essere evocato in ogni pagina: l’arte – dalla scrittura di Kundera alla pittura del Parmigianino, che lo scrittore cita fin dai primi paragrafi – sembrano poter portare consolazione. Così come anche l’arte funeraria degli Etruschi, il loro affannarsi per decorare con bellissimi affreschi le tombe dei morti, per far più sicuro il passaggio verso un regno degli Inferi per loro tanto sconosciuto; tanto buio quanto terribile. Un’oscurità simile a quella della notte per i bambini. Un’oscurità che l’arte – come un lumino vicino al letto – può far sentire meno estranea o addirittura più familiare. E infine piena d’affetto. Ma in tutto il romanzo di Barbujani non compaiono parole d’amore; non direttamente, almeno. Sebbene le nuove generazioni argentine, scrive Barbujani, facciano tanti figli, scaraventandoli nel mondo, non ne hanno ancora chiaro lo scopo.



Morti e sepolti è un romanzo molto bello e molto sincero. Le risposte, nel libro, sono tutte nelle domande, così come succede per le scritture sacre. E sacra, infatti, per il protagonista, per i morti che va disseppellendo, per i personaggi di contorno – le madri che spolverano piano un pezzetto di osso – appare tutta la vita. Ciò che è accaduto non si può far disaccadere. E nulla può restituire l’esistenza che è passata. Tutte le pagine sono cosparse da un diffuso senso di inesorabilità che però si frappone tra una frase e l’altra, con compostezza; serietà e a volte molta umana saggezza. Qualità proprie di chi sa di non sapere. Eppure scrive: contro l’oblio. Guido Barbujani, Morti e sepolti, Bompiani editore. Pagg. 203. Euro 16,00
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